2 maggio 2024
Aggiornato 16:00
Scuola

Adro, simboli non rimossi e riesplode il caso mensa

Probabile un compromesso con l'eliminazione di solo alcuni «Sole delle Alpi». La Cgil ha aperto una sottoscrizione per pagare la retta a chi non può

MILANO - «Non abbiamo ancora trovato un accordo e intanto rimane tutto così. Lunedì sera probabilmente ne riparleremo, anche se all'ordine del giorno c'è il bilancio e la questione della lottizzazione della scuola». E' quanto dichiara ad Apcom Lorenzo Antonelli, vicesindaco di Adro (Brescia), in merito alle decisioni della Giunta e del Consiglio comunale su come procedere con i simboli del «Sole delle Alpi» stampigliati su muri e arredi del nuovo Polo scolastico pubblico «Gianfranco Miglio».

L'accordo non sarebbe stato ancora trovato perché in Giunta (un monocolore leghista) alcuni non vogliono sentir parlare di rimozione dei simboli mentre altri sarebbero pronti a sacrificarli per ottemperare alla richiesta del ministro dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini, notificata nei giorni scorsi all'Amministrazione attraverso una lettera del Provveditore lombardo agli studi Giuseppe Colosio.
Per accontentare tutti, e soprattutto guadagnare tempo prezioso per far abbassare il tono delle polemiche, è probabile che il Comune possa deliberare nei prossimi giorni la rimozione di solo una parte dei simboli cari ai «lumbard», anche perché secondo un sondaggio effettuato dai militanti del Carroccio locale, la maggior parte dei cittadini del Comune bresciano sarebbe per mantenerli.

A complicare il clima non proprio sereno per questo Comune già in difficoltà a rientrare del patto di stabilità, c'è di nuovo la questione della mensa della scuola, quella stessa che nella primavera scorsa aveva fatto balzare Adro agli onori della cronaca, dopo che il sindaco Danilo Oscar Lancini aveva annunciato di lasciare a stomaco vuoto 24 bambini di famiglie non in regola con il pagamento della retta della mensa scolastica. Il problema fu momentaneamente risolto grazie all'intervento di un «benefattore», inizialmente anonimo e che poi si scoprì omonimo del sindaco, che sanò di tasca propria i debiti arretrati contratti dalle famiglie insolventi. Lunedì prossimo, quando ripartirà la mensa, la questione si riproporrà identica. A ieri, 19 bambini appartenenti a 11 famiglie risultavano non in regola con il pagamento della retta e dunque, se non se non provvederanno a pagare entro domani, non saranno ammessi alla mensa. «Ci saranno i carabinieri a far rispettare le disposizione del sindaco» spiegano dal Comune, da cui si apprende anche che i morosi non sono gli stessi dell'aprile scorso, «che, guarda caso, hanno pagato tutti». In realtà, lunedì prossimo, i carabinieri si limiteranno a monitorare la situazione per evitare che eventuali proteste dei genitori dei figli esclusi possano degenerare, anche se il rischio è ritenuto «assai remoto».

Nel frattempo la Cgil, per evitare che da lunedì i bimbi «morosi» possano essere fatti uscire da scuola all'ora di pranzo, ha aperto una sottoscrizione su un conto corrente messo a disposizione da Don Angelo Chiappa (combattivo parroco del bresciano molto conosciuto ad Adro), proprio per far fronte alle necessità dei genitori in difficolta. Sempre la Cgil, smentisce categoricamente ad Apcom, la notizia circolata nelle ultime ore, di un loro presidio di protesta convocato per il 27 settembre fuori dalle scuole di via Lazzaretto. Come se non bastasse, sempre sul servizio della mensa della scuola si abbattono gli strali dell'Unione delle comunità islamiche in Italia) che ha chiesto l'intervento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano perché gli alunni «non potranno più usufruire di menù alternativo alla carne di maiale se non con 'motivata prescrizione medica'». «La mensa è il fiore all'occhiello di Adro ma il Comune non si è mai occupato del servizio che è gestito da decenni dall'associazione genitori». In realtà i volontari che dal 1974 gestivano il servizio mensa delle scuole di Adro, si sono sciolti dopo un braccio di ferro con il sindaco Lancini e al loro posto, secondo i detrattori del primocittadino, «sono stati messi alcuni suoi fedelissimi».