18 aprile 2024
Aggiornato 12:30
Mafia

E caccia aperta al «tesoro» di Brusca

I Carabinieri sulle tracce dei beni dell'ex boss mai scoperti. Perquisizioni in 5 province, Mantovano: «Rischia la revoca del programma di protezione»

ROMA - Operazione dei carabinieri in diverse province d'Italia alla ricerca del 'tesoro' di Giovanni Brusca, ex boss della mafia di San Giuseppe Jato, catturato nel maggio 1996 e condannato come organizzatore ed esecutore materiale della strage di Capaci, nella quale persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta.

IN CORSO PERQUISIZIONI - Da questa mattina i militari stanno eseguendo diverse perquisizioni domiciliari nelle province di Palermo, Roma, Milano, Chieti e Rovigo per identificare una serie di beni riconducibili a Brusca, a suoi familiari o amici, mai scoperti e dei quali comunque l'ex boss avrebbe ancora la disponibilità. Potrebbe essere il 'tesoro' di Brusca, quello che è emerso dalle intercettazioni effettuate nell'ambito della cattura del latitante Domenico Raccuglia.
Le perquisizioni domiciliari sono state disposte dalla procura di Palermo-Direzione distrettuale antimafia e i magistrati indagano per i reati di fittizia intestazione di beni e riciclaggio ascrivibili a Giovanni Brusca e persone a lui vicine. Brusca è anche indagato per il reato di tentata estorsione aggravata.

MANTOVANO - Giovanni Brusca rischia la revoca del programma di protezione in seguito all'indagine della Dda di Palermo, che oggi ha portato all'operazione dei carabinieri in diverse zone d'Italia alla ricerca del 'tesoro' dell'ex boss mafioso condannato come organizzatore ed esecutore materiale della strage di Capaci. Lo lascia intendere in una nota il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, per il quale «in termini generali, e prescindendo dal caso specifico, la consumazione di gravi reati dopo l'avvio della collaborazione impone la revoca del programma di protezione».
Brusca è infatti ora indagato per i reati di fittizia intestazione di beni, riciclaggio e tentata estorsione aggravata e, continua Mantovano, «quale presidente della Commissione sui Programmi di protezione, ho chiesto alla Direzione distrettuale antimafia una informativa dettagliata» sulla vicenda, «ai fini della valutazione della posizione» di Brusca.
«Ricordo che una norma introdotta dalla legge 45/2001 impone a ogni collaboratore di giustizia che sottoscrive l'accordo che è alla base del programma di dichiarare i beni illecitamente percepiti di cui dispone, direttamente o indirettamente; tale impegno - conclude il sottosegretario - è stato assunto da Giovanni Brusca all'atto del rinnovo del suo programma, nel 2005».