3 maggio 2024
Aggiornato 10:00
Italia-Libia

Le Hostess di Gheddafi divise: convertirsi o incassare?

I racconti ai giornali delle ragazze invitate dal Colonnello. Unica costante: nessun riferimento a clima «da festino»

ROMA - Per qualcuna «è una questione di fede», per qualcun'altra «di soldi». Qualcuna guarda alla Libia come a una terra di santi, qualcuna come a un'ipotesi di guadagno. Si dividono, le oltre 500 ragazze che ieri, dietro compenso, hanno partecipato al raduno di proselitismo promosso dal colonnello libico Muammar Gheddafi a Roma. E tutte raccontano la propria versione ai giornali, alle televisioni, alle mamme, ai fidanzati. Unica costante: nessun riferimento a clima «da festino». Di religione si sarebbe dovuto parlare, e così è stato.

Eppure, Angelica, ragioniera 25enne (nome di fantasia), racconta a Repubblica di una partecipazione «solo per soldi. Se Gheddafi avesse saputo che eravamo pagate - racconta - non avrebbe accettato di incontrarci». E invece, il leader libico evidentemente non lo sapeva, visto che, nel racconto di Angelica, «terrà un incontro anche domani (oggi, ndr)», al quale la ragazza «al pari dell'80% delle altre» parteciperà «solo per soldi». Niente a che vedere con il percorso di Rea Beka, albanese d'Italia, che ieri si è convertita all'Islam dinanzi al Colonnello e alle colleghe. «Una strana conversione» per Angelica, ma Rea rilancia e ci crede: «mi sento purificata, ora faccio il digiuno, rispetterò il Ramadan». Il Colonnello, racconta Rea spiegando l'apprezzamento del fidanzato per la conversione, «è come uno di quei saggi antichi a cui si rivolgevano i cavalieri prima di andare in battaglia, un saggio che dà consigli». E che, secondo Natalia, che ha raccontato la sua versione alla Stampa, sa anche far sentire «le donne regine». Oggi si replica. Nuovo incontro con le ragazze all'accademia Italia-Libia.