20 agosto 2025
Aggiornato 09:00
Il caso

Fiat Melfi, la Cei sta con Napolitano: così si negano i diritti delle persone

Monsignor Bregantini: «Dal Colle intervento nobilissimo, l'azienda sbaglia». Marcegaglia: «La decisione dell'impresa in linea con quella del giudice»

ROMA - La risposta del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, all'appello dei lavoratori della Fiat «è stata puntuale, rapida ed efficacissimo. Non ho che dirgli grazie»: così monsignor Giancarlo Maria Bregantini, vescovo di Campobasso e presidente della Commissione episcopale per i problemi del lavoro, commenta la situazione dei lavoratori della Fiat.
«Non entriamo nel merito della sentenza - dice il vescovo raggiunto telefonicamente - perchè ritengo che la Fiat debba anch'essa rispettare la sentenza. Un ente deve obbedire come tutti noi alle leggi della magistratura, ma soprattutto non basta il semplice riammettere in fabbrica o pagare a livello monetario, c'è una dignità della persona che va rispettata. L'azienda ha dei compiti e degli obblighi non solo di natura economica ma anche di natura personale».

Monsignor Bregantini spiega il senso del lavoro. «Serve per mantenersi, e quindi c'è l'aspetto finanziario - dice - serve per il bene dell'altro, e per la gloria di Dio, perchè miglioro la qualità. Ammettere in fabbrica ma non farli lavorare è togliere dignità al lavoratore. Faccio un discorso di natura etica, ed esprimo vicinanza a questi lavoratori».
Ora, per il vescovo, «la domanda è il ruolo del sindacato, che deve avere molta saggezza e cercare in tutti i modi la via del dialogo non della contrapposizione netta. Deve arrivare a una mediazione intelligente con l'azienda».

Marcegaglia: «Fiat in linea con la legge» - Secondo il presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, la decisione della Fiat «non è in disaccordo con quella del giudice». Parlando a margine del Meeting di Cl a Rimini, il capo degli industriali ha detto che «tutti devono rispettare le decisioni del giudice, ma quella di Fiat non è in disaccordo con quella del giudice. Il problema non è tanto quello del reintegro, quanto quello di capire se vogliamo avere un futuro industriale. Se l'Italia vuole avere un futuro industriale, se un'impresa fa una delocalizzazione al contrario e chiede una gestione possibile e chiara degli stabilimenti, questi accordi devono essere portati avanti. Si parla di diritti dei tre lavoratori, ma ci sono anche diritti degli altri lavoratori che vogliono lavorare e delle imprese».

Gli operai - I tre lavoratori intanto ringraziano il presidente Napolitano per la risposta alla loro lettera. E intanto tornano in fabbrica. Anche se la situazione non si schioda. «Non entreremo neanche oggi in fabbrica - spiegano Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli - ma saremo qui ogni giorno, al turno delle ore 14: ci aspettiamo novità positive. Nel frattempo i legali della Fiom-Cgil hanno depositato al Tribunale di Melfi l'istanza per chiedere che il giudice «definisca le modalità di attuazione del decreto di reintegro emanato dal Giudice del lavoro del 9 agosto scorso» per i tre lavoratori della Fiat-Sata. Lo ha reso noto l'avvocato della Fiom-Cgil Lina Grosso, specificando che «adesso attendiamo una risposta dalla magistratura»