28 marzo 2024
Aggiornato 23:30
Politica & Giustizia

Vietti è il nuovo vicepresidente del CSM

«Ora rigore, va recuperato il prestigio». Voto bipartisan. Napolitano: «Soluzioni adeguate da confronto sereno»

ROMA - La parola d'ordine, dopo lo scandalo P3 e il monito del Capo dello Stato perchè «si consolidino rigorose regole deontologiche» per le toghe, è rigore. Michele Vietti diventa vice presidente dell'organo di autogoverno della magistratura con 24 voti su 26 (due le schede bianche e il presidente della Repubblica, come di consueto, non vota) e dice subito che il Csm dovrà «recuperare prestigio e consenso» dopo «i recenti scandali».
«Servirà particolare attenzione alle regole deontologiche, non solo per i magistrati ma anche per i membri del Csm - ribadisce Vietti -, cercando di recuperare uno stile di rigore e serietà».

Insieme a questo, sottolinea, occorre «liberarsi dalle astratte contrapposizioni polemiche tra politica e giustizia avendo di mira il funzionamento del sistema con particolare riguardo alla durata dei processi». Nel discorso di insediamento Vietti ricorda proprio la raccomandazione al Csm fatta dal Capo dello Stato, che oggi ha presieduto il plenum, a «non essere chiuso alle riflessioni su se stesso e a ragionare su assetti e funzionamento, sulle sue articolazioni e competenze».
Il rapporto con la politica rappresenta un nodo nell'attività di ogni Csm e Vietti esprime la volontà di impegnarsi «per porre la funzione giurisdizionale al di fuori di recriminazioni e scontri con la politica in corretto equilibrio istituzionale». Insieme a questo la difesa della «credibilità, imparzialità, terzietà del magistrato».

NAPOLITANO - Da parte sua, Napolitano osserva che si debbono affrontare «con obiettività e concretezza anche le questioni più complesse che di volta in volta saranno sottoposte al Csm così da pervenire a soluzioni adeguate attraverso un confronto sereno non inficiato da rigide contrapposizioni». Vietti è dunque «il presidente di tutti» e il Consiglio dovrà lavorare nell'ottica del «più stretto e leale rapporto di collaborazione con il ministro della Giustizia», conferendo tempestivamente gli incarichi senza prestarsi «alle ricorrenti polemiche sul condizionamento di visioni correntizie». «Autorevolezza, riservatezza ed umiltà» devono essere per Napolitano le caratteristiche dei magistrati e compito preciso del Consiglio è, non solo formare, ma anche svolgere «effettivi controlli di professionalità».