29 marzo 2024
Aggiornato 16:30
Le tensioni nella maggioranza

«Il Giornale»: Fini esce dal Pdl? Sarebbe ora

Dopo il dossier sul «Secolo» Della Vedova suona il «de profundis». FareFuturo a Feltri: «Ma allora non bastava Forza Italia?»

ROMA - «Fini esce dal Pdl? Sarebbe ora». Il Giornale apre con questo titolo, dedicato al «manifesto degli ex An contro Berlusconi» pubblicato ieri dal Secolo.
«Il dato che comunque emerge dal dibattito organizzato dal 'Secolo' è il seguente: o Berlusconi smette di fare il Berlusconi, e si adatta alle logiche dei partiti classici, ottocenteschi, oppure sarà scissione. Tertium non datur. Poiché è scontato che Silvio non accetterà mai di diventare un uomo politico vecchia maniera, non avendone le caratteristiche, dobbiamo allora ipotizzare che sia imminente una frattura nel Pdl», scrive Vittorio Feltri nell'editoriale di prima pagina.
&«Non c'è ragione che il premier si affanni per identificare un delfino da preparare al trono. Da quando in qua uno - si senta o non si senta immortale - si preoccupa di cosa accadrà dopo di lui? Ci sarà il diluvio? E chissenefrega». Feltri conclude, rivolgendosi ai 'finiani': «Non ce la fate a resistere in panchina? Andate. Andate in pace. E che la pantomima sia finita».

Replica il 'finiano' Benedetto Della Vedova. «Noi abbiamo cercato sul Secolo di ieri di suonare la sveglia per il Pdl, dicendo cose magari da discutere. Feltri oggi invece ha recitato il de profundis per il Partito di Berlusconi», afferma Della Vedova ai microfoni di 'Radio Radicale'. «Non é in discussione la attuale leadership del Cavaliere - prosegue - da parte di nessuno. Però un partito vitale non può accettare il destino indicato da Feltri: accompagnare Berlusconi fino al diluvio, silenti in cambio della poltrona, lasciando ai superstiti il compito di ricostruire un nuovo partito. Così il partito non vive, ma muore subito. Berlusconi dovrebbe avere piú fiducia in se stesso e nella sua stessa leadership - prosegue Della Vedova - questo gli consentirebbe di governare come e meglio di oggi e nel contempo assecondare una sana competizione di idee e di personalità dentro il 'suo' partito, anziché asserragliarsi in un fortino di presunti fedelissimi. Questa competizione, normale in tutti i grandi partiti, può essere una risorsa e non un peso per il Cavaliere, per il suo Governo e in modo decisivo per il futuro del Pdl. Sempre che qualcuno pensi per il partito ad un futuro diverso da quello indicato da Feltri».

FareFuturo: «Allora non bastava Forza Italia?» - La fondazione FareFuturo, presieduta da Gianfranco Fini, replica al direttore del Giornale. «Vittorio Feltri si chiede e chiede a finiani: ma è possibile che siete stati così ingenui da pensare che qualcosa poteva cambiare, che il Pdl potesse essere diverso da Forza Italia? Ribaltiamo la domanda: ma se Silvio Berlusconi voleva davvero un movimento a sua immagine e somiglianza, se voleva un comitato elettorale e non un partito con tutte quelle fastidiosissime regole democratiche, perché mai ha deciso di sciogliere Forza Italia e costruire qualcosa di più grande, di più complesso? Perché non si è accontentato del suo decorosissimo 23,7 per cento? Perché ha sentito l'esigenza politica di fondare un nuovo partito? E perché, soprattutto, di farlo con qualcun altro?».
Su Ffwebmagazine, periodico online di Farefuturo, il direttore Filippo Rossi, rivolgendo «qualche piccolissima e stupidissima domandina a Vittorio Feltri», prosegue: il direttore del Giornale «a questo punto sembra l'unico interlocutore di provata fede berlusconiana con un'idea di partito, con una strategia politica; l'unico che ha il coraggio di dire la verità su un partito, il Pdl, nato per essere - parole testuali del direttore del Giornale - 'il contorno di Silvio Belrusconi'; l'unico che ha il coraggio intellettuale di descrivere il partito come accessorio ininfluente, come struttura utile solo a portare in giro il grande leader senza discutere, senza criticare, senza parlare».