2 maggio 2024
Aggiornato 14:00
«Comitato pentiti»

Di Pietro chiede le dimissioni di Mantovano

Il leader dell'IdV: «E' complice politico di chi vuole sminuire la credibilità di Spatuzza»

ROMA - L'Italia dei Valori chiede le dimissioni del sottosegretario Alfredo Mantovano dalla presidenza della Commissione centrale che gestisce il programma di protezione dei collaboratori di giustizia: «Lo accusiamo politicamente - ha spiegato il leader dell'Idv Antonio Di Pietro in una conferenza stampa al Senato per commentare l'audizione del sottosegretario in Antimafia sul tema della mancata concessione del programma speciale di protezione al boss Gaspare Spatuzza - di connivenza e complicità politica con quanti hanno interesse a sminuire la credibilità di Gaspare Spatuzza per demolire la tesi secondo cui ci potrebbe essere un legame tra la nascita di Forza Italia e la mafia».

«Noi non discutiamo - ha aggiunto - la competenza tecnica di Mantovano ma la consideriamo un'aggravante. Ha ragione il presidente Pisanu: chiunque può sbagliare ma non reiterare, da Mantovano ci saremmo aspettati un atto di resipiscenza e invece con saccenza e supponenza ha insistito nel dichiarare il falso».

Per l'Idv, che chiede che del caso si occupino anche le aule di Camera e Senato e che annuncia la presentazione di una mozione su questo tema, la decisione della Commissione centrale a proposito di Spatuzza «si basa su due falsi, uno documentale l'altro ideologico». Quello documentale è relativo ai tempi della collaborazione di Spatuzza, «le cui dichiarazioni - ha sottolineato Di Pietro, che era affiancato dal presidente dei senatori dell'Idv Felice Belisario e dal componente dell'Antimafia Luigi Li Gotti - sono arrivate nei previsti 180 giorni a partire dal verbale illustrativo che è il documento giuridico con il quale secondo la legge inizia il periodo di collaborazione». Quello ideologico riguarda invece le famose dichiarazioni sulle parole del boss Graviano al bar Doney di Roma, che chiamavano in causa Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri: «Quelle sono dichiarazioni 'de relato' e la legge le colloca fuori dal limite dei 180 giorni, appartengono a un'altra disciplina penale».