29 marzo 2024
Aggiornato 06:00
Politica

Il PdL ai finiani: siete con noi o contro di noi?

Difficile l'intesa sulle regole del congresso. Duro scontro Fini-Bondi: «Non c’è il pensiero unico. Brancher e Cosentino? Evitare i sospetti»

ROMA - «Siete con noi o contro di noi?». Domanda secca, quella che i coordinatori del Pdl hanno rivolto agli ambasciatori che Gianfranco Fini ha inviato nella sede di via dell'Umiltà questo pomeriggio. Domanda che è fotografia del clima che si respira nell'ennesimo giorno di passione per un Pdl sempre lacerato dallo scontro interno tra berlusconiani e finiani. C'è dunque la fase del confronto, ma c'è soprattutto quella dello scontro, plasticamente evidenziata dai novanta minuti di durissimo di botta e risposta fra Gianfranco Fini e Sandro Bondi.

«Siete con noi o contro di noi?», hanno chiesto i coordinatori. Ma il punto di partenza non lascia presagire nulla di buono, perché, come sottolineano dalla maggioranza del Pdl, Silvio Berlusconi non vuole e non può dare quello che i finiani Andrea Augello e Italo Bocchino anche oggi hanno chiesto: il riconoscimento della minoranza interna.

Certo, ad assistere allo scontro tra Fini e Bondi le previsioni catastrofiche sembrano quantomeno poggiare su un dato di realtà. Fini e Bondi che si danno del tu, poi passano al gelido lei, poi ancora litigano tornando al tu. Fini dice: «Quando Bondi mi dà del lei, diventa preoccupante...». Bondi replica: «Io do del lei anche a Berlusconi». Fini: «Ah, allora ritiro tutto. Dai, passa al tu». Bondi: «Se me lo chiedi...». Fini: «Non a me, a Berlusconi». Bondi: «Non ci riesco...».

Passaggi che mostrano un difficile, fragile equilibrio che poi esplode sul tema della legalità, dei rapporti con la Lega, del dissenso interno. Fino alle intercettazioni, quando Fini pronuncia parole di fuoco e promette: «Sulla legalità rivendicherei il mio diritto al dissenso in nome di valori che non possono essere messi ai voti perché fanno parte del patto fondativo del partito». E c'è già chi, dalla sponda finiana, fa l'esegesi dell'intervento del presidente della Camera: «Noi su questo tema rischiamo di rompere. Noi siamo pronti a votare la fiducia e poi a bocciare con il voto finale il provvedimento. Questo è il nostro argine».