24 aprile 2024
Aggiornato 12:30
Domani la direzione del PD

Fioroni: ci sono problemi e non «pretesti»

Lettera aperta a Bersani dell'ex ministro: «Non serve tollerarsi ma evolvere insieme»

ROMA - Nuovo appuntamento domani per la direzione del Pd che il segretario Pier Luigi Bersani ha voluto riunire a ridosso del passaggio cruciale parlamentare per il Governo rappresentato dalla manovra economica, nel pieno di una nuova profonda fibrillazione nella maggioranza di centrodestra e all'interno del partito del premier.

Domani Bersani, però, dovrà misurarsi e misurare anche il livello di compattezza interna del suo partito che, dalla decisione di non prendere parte in Senato al voto finale sulle intercettazioni fino all'accordo separato alla Fiat di Pomigliano d'Arco, passando da ultimo per la querelle che ha infiammato gli animi dei democratici per l'uso della parola 'compagni' da parte di Fabrizio Gifuni alla manifestazione di protesta del Pd contro la manovra al Palalottomatica di sabato scorso, ha visto registrare non pochi malumori, messe a punto, dissensi. Il segretario, anticipa oggi la Velina Rossa, 'vola alto' ed in preparazione c'è anche un viaggio nella Washington di Obama, per rafforzare immagine considerazione e presenza del Pd nell'ambito internazionale del mondo progressista.

Ma a Roma, alla vigilia della prima direzione dopo che Franco Marini ha voluto pubblicamente ricordare che gli ex Ppi non sono affatto scomparsi e intendono tornare a marcare identità e presenza, è l'ex ministro Beppe Fioroni a prendere carta e penna per richiamare il segretario a non sottovalutare portata e valenza di chi non sempre con la sua linea è d'accordo.

«Caro segretario - scrive fra l'altro Fioroni in una lettera aperta a Bersani - vorrei tranquillizzarti: questa lettera non è un «pretesto» né io mi sento tale nonostante così sia stato apostrofato negli ultimi tempi, insieme a svariati altri portatori di opinioni diverse, ogni qualvolta mi sia permesso di sollevare alcune osservazioni, dalla necessità di una manovra finanziaria alternativa, al tema dei rapporti con la massoneria, a quello sollevato dai «nativi» sul termine «compagni». Non sono il capo del neonato PDP, Partito del Pretesto». In senso spregiativo come da taluni usato all'interno del Pd, «rafforza l'idea che l'intento delle voci fuori dal coro sia, per definizione, distruttivo». «Un approccio sbagliato - scrive Fioroni - che caro Pierluigi, mi auguro almeno tu non la pensi così».

«Per me il «pretesto» - afferma l'ex ministro- è un'opportunità per trovare e costruire un contesto, cioè qualcosa costruita ed elaborata insieme. Quindi rifiuto che si possa squalificare sempre ogni tipo di osservazione critica come frutto di un pregiudizio o, peggio, di un intento distruttivo nei confronti del Pd. Sarebbe proprio questo il modo, a mio avviso, di fare del male a un partito che si definisce democratico: eliminando punti di vista diversi e dunque eliminando la pluralità.

Credo serva tra noi uno sforzo ulteriore: non basta rispettare chi la pensa diversamente o essere tolleranti perché, solitamente, si tollera chi è fastidioso. Occorre invece sforzarsi di co-evolvere assieme in prospettive e progetti comuni. Siamo un partito che ha l'ambizione maggioritaria, significa che aspiriamo anche a rappresentare la pluralità e la complessità della società italiana: ma come possiamo pensare di realizzarla se puntiamo alle scorciatoie già al nostro interno? Quindi, caro segretario, credo sia necessario continuare a porre dei problemi, delle domande, a chiedere delle risposte. Non per ergermi a leader dei «Pretestuosi» ma per essere all'altezza dei progetti e delle ambizioni che insieme abbiamo fin qui costruito».