20 aprile 2024
Aggiornato 14:00
Sentenza della Cassazione

Non c'è reato di «azzardo» se non è accertato il gioco

Secondo la Suprema Corte «il fatto non sussiste» se non viene individuato con certezza che tipo di gioco viene praticato

ROMA - Un precedente destinato a far discutere, la sentenza della III Sezione Penale della Corte di Cassazione pubblicata oggi. Secondo la Suprema Corte nel caso del gioco d'azzardo, «il fatto non sussiste» se non viene individuato con certezza che tipo di gioco viene praticato.

IL CASO - Il caso è quello di un uomo, il sig. B, condannato dal Tribunale di Firenze perché sorpreso a giocare d'azzardo con un altra persona in un locale dopo l'orario di chiusura. Sebbene le due persone stessero giocando con delle carte, avessero con sé ingenti somme di denaro - molte banconote erano sul tavolo - e degli appunti che indicavano con ogni probabilità le puntate, le forze dell'ordine non accertarono molti elementi. Primo fra tutti, il tipo di gioco che le due persone stavano praticando, da cui deriva «la mancanza della prova circa l'alea insita nel gioco e lo scopo di lucro», osserva la Cassazione. Ma anche altri elementi (come il numero delle persone che giocavano: negli appunti venivano indicati anche altri nomi, ma non è accertato se corrispondessero a quelli delle altre persone presenti nel locale) da cui deriva «la grave indeterminatezza dei passaggi logici esposti nelle due pagine di motivazione». Quindi, afferma la Corte, «a fronte di queste affermazioni, tutte incentrate su valutazioni di probabilità, poche righe dopo il Tribunale afferma che la presenza di ingenti somme di denaro 'fa presumere con certezza' che le annotazioni siano 'certamente riconducibili' alle puntate in denaro effettuate nel corso del gioco». E conclude argomentando che «la motivazione offerta dal Tribunale presenti una insanabile contraddittorietà e sia da considerare affetta da manifesta illogicità, così che gli elementi di fatto portati a sostegno della condanna risultano in modo radicale inadeguati a fondare un giudizio di sussistenza degli elementi essenziali del reato previsto dall'art. 720 c.p».