28 marzo 2024
Aggiornato 10:30
Il leader del Pd si sfoga su Youdem TV

Bersani: sono stufo di picconate nel Pd

Il segretario del partito alza la voce: «Vergognosa l'attitudine autodistruttiva». Ma Veltroni replica: «Confusi su Fini»

ROMA - E' la prima volta, da quando è stato eletto segretario, che Pier Luigi Bersani alza un po' la voce in pubblico contro le polemiche interne al partito, ma il dibattito che si è aperto dopo le regionali e le polemiche sull'atteggiamento da tenere nei confronti delle riforme e di Gianfranco Fini deve avere urtato il segretario. Parlando a Youdem Tv, Bersani punta i riflettori del partito sul tema del lavoro, «una vera emergenza», ma, in chiusura, si lamenta anche del 'fuoco amico'. Il caso vuole che tutto capiti proprio nel giorno in cui Walter Veltroni, intervistato ieri notte dal Tg3, dice chiare e tonde alcune cose che certo non avranno fatto piacere al segretario: su Fini, accusa l'ex segretario democratico, «è stata fatta molta confusione».

«Non accetto balletti» - Bersani, su Youdem Tv, risponde ad una domanda sulle riforme e si lamenta innanzitutto del centrodestra, con i suoi «balletti» che puntano a far apparire il Pd indeciso. Ma poi il segretario si rivolge anche a quelli «della nostra parte». Dice Bersani, quando gli viene chiesto cosa risponde i Pd all'offerta di dialogo del centrodestra: «Non so s'è capito che mi sono scocciato molto di questa cosa: non accetto balletti». E aggiunge: «Neanche dal lato nostro: quello che si alza al mattino e dice 'il partitino, l'inciucio'...». Il destino delle riforme, insiste il segretario, è in mano alla maggioranza. «Dicano loro: sono il governo, dicano quello che vogliono. Ma se intendono usare meccanismi verbali, come 'l'opposizione vuole i il dialogo o non vuole il dialogo?'... Beh, ci siamo stufati».
Non solo, Bersani attacca anche sul tema delle alleanze, uno dei cavalli di battaglia della minoranza di Veltroni e Franceschini che chiedono il ritorno alla 'vocazione maggioritaria': «Il Pd - dice Bersani - deve lavorare a definire il proprio profilo ma al tempo deve costruire «lo schieramento più ampio», perché solo così si vince «non ci vuole una laurea in scienze politiche per capirlo. Non c'è bisogno di frequentare scienze politiche che vinci con i principi, con i programmi e se raccogli la forza sufficiente».

E proprio giovedì notte su questi temi Veltroni è tornato a dire la sua. L'ex segretario democratico, da quando si è dimesso dalla guida del partito, centellina le interviste 'politiche', ne aveva concessa una subito dopo le regionali, ma non si è tirato indietro, su Fini, Pd e bipolarismo. Veltroni inizia parlando del presidente della Camera, oggetto degli appelli di Bersani per un 'patto repubblicano': «E' stata fatta confusione, secondo me anche danneggiando Fini: si è rischiato di accreditare l'idea che Fini fosse disponibile per chissà quale alchimia o combinazioni politiche. Fini sta dall'altra parte, fa la sua battaglia per affermare una linea moderata contro una deriva populista e estremista. Lui è nel centrodestra, il centrosinistra deve stare dall'altra parte».

Ma su una cosa i due sembrano d'accordo: è difficile guidare il partito quando i 'tuoi' remano contro. Probabilmente, però, ognuno ha in mente un nome diverso come 'sabotatore'. Bersani avverte che «non è picconando il centrosinistra che si risolvono questi problemi qua» e aggiunge che «è vergognosa questa attitudine distruttiva e autodistruttiva». Veltroni ricorda gli effetti di «uno spirito distruttivo, al quale personalmente io non ho partecipato, né quando ero segretario, né quando ho smesso di farlo».