3 maggio 2024
Aggiornato 10:30
Editoriale

Fini: nessuna ammucchiata con la sinistra

Intanto Bossi mette la parola fine all'ipotesi di elezioni anticipate

Fini insiste nel dire che non vuole litigare, e aggiunge che tantomeno vuole divorziare. Ci sarebbe da chiedersi: ma allora che senso ha avuto sollevare tutto quel polverone che porta la firma del Presidente della Camera?
La verità è che se si leggono con attenzione le affermazioni di Fini, a partire dalle prime ore dopo lo scontro pubblico con Berlusconi, si può riscontrare un insistita posizione del Presidente della Camera sulla natura pacifica del suo atteggiamento, ma anche una reiterata condizione a voler esprimere il suo dissenso, ogni volta che lo ritenga necessario. E’ inutile dire che nella traduzione che ne fa Berlusconi le parole di Fini non fanno che confermare la sua volontà di lavare in piazza i panni sporchi e quindi avere del Partito della Libertà una concezione che cozza con i principi politici del Cavaliere.

In architettura si direbbe che allo stato attuale non è possibile misurare il punto di rottura di una situazione in cui tutti lanciano segnali rassicuranti, ma nessuno fa l’unica cosa che potrebbe schiarire effettivamente l’orizzonte, e cioè prendere per buone le parole del Presidente della Camera e andare avanti come se nulla fosse.
Anche in questa occasione l’unico che si sta muovendo verso questo obiettivo è Umberto Bossi.
Per prima cosa il leader della Lega ha tagliato la testa al toro affossando una volta per tutte l’ipotesi o la minaccia che si possa ricorrere nuovamente al pronunciamento degli elettori. E su questo punto ha trovato anche il plauso del presidente della Ferrari, Luca Montezemolo
«Se la Lega non vuole le elezioni, le elezioni non si fanno. E la Lega non le vuole» , ha detto Bossi ricorrendo a quel modo di esprimersi che nella confusione del chiacchiericcio generale risuona come il diktat scolpito nella pietra di un capo indiano.
«Non le vogliamo perché vogliamo il federalismo», ha spiegato Bossi, ricordando a tutti che su questo punto la Lega non si può permettere di aspettare ancora.
Ora bisogna vedere come Fini si possa inserire nel disegno di Bossi. «Sotto sotto anche Fini vuole il federalismo perché sa bene che altrimenti finiamo come la Grecia», ha tagliato corto il leader della Lega.
Che vuol dire? Che si è stabilito un filo carsico fra Bossi e Fini e che la Lega, pur di raggiungere il risultato del federalismo, è disposta a trattare direttamente anche la minoranza del Pdl? Staremo a vedere.

Intanto Fini ha ripetuto il suo mantra anche a Porta a Porta: ««Io non ho nessuna intenzione di litigare, men che meno di divorziare. A condizione che Berlusconi rispetti le altrui opinioni e capisca che tutti sbagliano. Io sbaglio, ma sbaglia anche Berlusconi. Essendo Presidente della Camera non per un concorso vinto, né per un gentile cadeau del Presidente del Consiglio, ma per la mia storia politica, rivendico il diritto di difendere i valori della destra, una destra senza bava alla bocca, e se questo può dare fastidio, mi dispiace ma io continuo», ha detto il presidente della camera nel corso della registrazione della trasmissione.