24 aprile 2024
Aggiornato 03:30
«L'azienda era sana»

Cragnotti: non ho preso una lira dalla Cirio

Al processo per bancarotta fraudolenta Sergio Cragnotti parla del crack del gruppo «quasi tutto d'un fiato»: ho perso il mio patrimonio

ROMA - «Non sono un topo da ufficio che ha fatto le 4 carte. Negli anni '90 lavoravo con Sergio Marchionne, allora controller e poi director dello sviluppo aziendale della Lawson Mardon Group di Toronto. Io dalla Cirio non ho preso una lira. Non mi sono certo arricchito con le operazioni che ho condotto. Ho perso il mio patrimonio. Io facevo affari con le prime linee, con manager e aziende di grande livello. Voglio una giustificazione da questo processo. So che tanti investitori hanno perso i propri risparmi con i bond, ma io ho perso il mio patrimonio».

Sergio Cragnotti parla del crack del gruppo Cirio «quasi tutto d'un fiato». E' imputato di bancarotta insieme con collaboratori di un tempo e banchieri di fama. L'ex raider di borsa, che guidava merchant bank e faceva affari, «acquisiva e dismetteva aziende» è ora accanto al suo difensore, l'avvocato Massimo Krogh, e risponde in modo accorato alle domande dei pm Rodolfo Sabelli e Gustavo De Marinis.

Stiamo parlando del terzo gruppo in Europa a livello dell'agroalimentare - ha spiegato ancora Cragnotti - Non avevamo debiti con nessuno. C'era una situazione in cui tutte le controllate avevano una contabilità sana». A questo punto il pm Sabelli ha sottolineato che «non è mai stato possibile acquisire i documenti» di diverse società estere e poi il magistrato ha aggiunto rivolgendosi a Cragnotti: «E certo lei nemmeno ce le ha portate». Il manager risponde: «Alla Consob abbiamo a suo tempo consegnato tutti i bilanci di cui si parla in questo processo. E poi capiamoci bene qui non ci sono società con sede in paradisi fiscali. Il settore di Cirio che si occupa di operazioni all'estero aveva sede nella piazza centrale di Amsterdam. Non c'era certo una situazione clandestina».

Riguardo all'acquisizione della Cirio, Cragnotti ha spiegato: «Dopo la morte di Raoul Gardini e l'uscita della Swiss International Bank dalla compagine azionaria della 'Cragnotti & partner' abbiamo orientato la nostra attività verso l'industria. Decidemmo di investire in Cirio, l'operazione in se costò 500 miliardi di lire. Ma 300 li avevamo ricavati dalla vendita della partecipazione della Lawson Mardon Group. Poi subito abbiamo dato via il comparto olio da cucina e così in realtà l'esborso totale fu molto meno di quello preventivato. Cirio, con noi, attraverso il sistema delle centrali del latte locali e le attività della Polenghi, che già avevamo, arrivò a governare il mercato con grande autorevolezza».
Sul perché «tutto sia finito», come ha spiegato lui stesso, Cragnotti ha detto: «Sono andato troppo di corsa. Siamo andati troppo avanti. E così il sistema, che ha sempre paura dell'innovazione e del cambiamento, ha punito».