28 agosto 2025
Aggiornato 16:30
Centrodestra a nervi tesi

Nasce la corrente di Fini. Vertice Pdl e Lega: non ha senso

«Fase nuova, è il momento di rischiare. La Lega è un alleato strategico, ma ormai è diventata dominus». Alemanno e altri 74, mozione filo-premier

ROMA - «Il mio spirito è costruttivo, ma anche un minimo di dignità è doveroso». Fini non lascia il Pdl, invita i suoi a lavorare per non destabilizzare il partito e lancia la sfida al co-fondatore Berlusconi: «Accetti il dissenso».
«Non credo di avere attentato al partito o al Governo dicendo che su alcuni temi c'è una distanza politica. Ho posto solo questioni politiche, mai personalistiche, e sempre con spirito costruttivo». Lo ha detto Gianfranco Fini, secondo quanto viene riferito, nella riunione con i parlamentari a lui vicini.
«In questi 12 mesi - ha aggiunto - non si può certo dire che io abbia contestato la gestione del partito: ho sollevato questioni solo politiche, mai questioni di organigramma. E visto che si è parlato di 'gelosia', 'invidia' o questioni di tipo personalistico, spero giovedì di chiarire che non è vero».

«Ora si apre una fase nuova», con l'esplicitazione di un dissenso interno nel partito, e «chi avrà più filo da tessere tesserà». Gianfranco Fini ha chiuso così il suo intervento alla riunione alla Camera dei parlamentari a lui vicini, secondo quanto viene riferito. Fini ha anche spiegato che la fase nuovo riguarda anche «la suddivisione 70%-30%» tra ex Fi e ex An. A questo proposito ha osservato che «la componente ex An sarebbe dovuta restare unita, ma invece è andata diversamente». Tuttavia, ha ribadito, «non ho mai posto questioni di organigramma».

«La Lega è un alleato strategico, importante e leale, ma oggi nessuno può dire che non sia diventata il dominus della coalizione». Parlando ai parlamentari a lui vicini, Gianfranco Fini ha affrontato così il cuore politico del suo dissenso rispetto a Silvio Berlusconi. «Dobbiamo discutere del ruolo che ha assunto la Lega, e del ruolo del nostro partito: c'è stata scarsa attenzione alle questioni sociali, il sud è scomparso dall'agenda politica. Tutti temi che invece un grande partito nazionale come il Pdl deve affrontare». E invece lo stato attuale del partito «non è in sintonia con il progetto iniziale».

Erano in tutto 54, tra deputati e senatori, gli ex An presenti alla riunione con Gianfranco Fini nella sala Tatarella alla Camera. Diversi parlamentari che non potevano essere presenti, precisa uno dei partecipanti, hanno dato la delega ad altri. Ora il documento conclusivo sta girando per la raccolta delle firme.

Vertice Pdl e Lega: «Non ha senso» - La Corrente Fini «non ha alcuno senso», non è «una cosa ipotizzabile». Sarebbe questo il giudizio emerso dal vertice tra Pdl e Lega, presente Silvio Berlusconi, in corso a palazzo Grazioli, secondo quanto riferito da uno dei partecipanti, dietro garanzia di anonimato. Un giudizio «dato dai più», spiega la stessa fonte che aggiunge: «Le richieste dei finiani sembrano abbastanza confuse e annacquate in un documento che non pare straordinario».
All'osservazione dei cronisti che facevano notare come non si potesse impedire la costituzione di una corrente, la stessa fonte replica: «Non gli si può impedire nulla, neanche di andarsene...». Alla domanda se Berlusconi avesse personalmente espresso un giudizio, la risposta della fonte è stata negativa.

Alemanno e altri 74 firmano mozione filo-premier - Il Pdl rappresenta «una scelta giusta ed irreversibile». E' quanto si legge in un documento firmato dagli ex colonnelli di An - Gianni Alemanno, Maurizio Gasparri, Ignazio La Russa, Altero Matteoli - e da 75 parlamentari in tutto (tutti provenienti da An). «Vogliamo contribuire ulteriormente a rafforzare il PdL restando all'interno del partito», proseguono i 75 (tra questi anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno e il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni).
«Questo - osservano - non significa ignorare i problemi politici e organizzativi che il Pdl deve affrontare procedendo nella sua strada, e le stesse osservazioni avanzate dal Presidente della Camera Gianfranco Fini che debbono ovviamente essere oggetto di corretta valutazione. Quindi, per difendere e rafforzare l'unità del Popolo della Libertà, è necessario dare luogo ad un costante, libero, proficuo confronto di idee, che si basi sul regolare e sempre più frequente incontro degli organi statutari del partito e dei Gruppi parlamentari. Lì le idee e i progetti si devono confrontare per attuare, integrare e aggiornare il programma elettorale e le decisioni politiche scaturite dal congresso di fondazione».
«Vanno garantiti il massimo della democrazia interna e il rispetto di tutte le posizioni, affidando le decisioni finali, impegnative per tutti, agli organi di volta in volta competenti», sottolineano i parlamentari ex An.