4 maggio 2024
Aggiornato 03:30
«Si può creare un sistema italiano»

Fini: riforme anche non condivise

«Sarebbe opportuna ma non è indispensabile l'intesa tra tutte le forze politiche». Schifani: «Meglio condivise». Maroni: «PD indispensabile»

ROMA - «E' opportuno ma non indispensabile che una riforma così importante come quella del sistema istituzionale italiano sia condivisa da un numero il più ampio possibile delle forze politiche». «Non si può dire 'vergogna' se una maggioranza di governo modifica da sola una parte della Costituzione», ma visto che l'attuale assetto costituzionale prevede un referendum confermativo che può cancellare integralmente un'intera riforma «è meglio cercare un'ampia condivisione».

«SISTEMA ITALIANO» - Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che ha inaugurato questa mattina un'aula dedicata alla Costituzione al liceo romano Giulio Cesare.
L'incontro con gli studenti si è svolto a porte chiuse ma, secondo quanto hanno riferito i presenti, la terza carica dello Stato ha risposto a numerose domande sui più disparati temi della politica. Al centro della curiosità dei ragazzi, le riforme istituzionali.
Spiegando ai ragazzi la ratio delle ipotesi di riforma attualmente sul tavolo, Fini ha citato il «presidenzialismo alla francese» ma puntualizzando che «occorrono cautele e modifiche» e ipotizzando di «creare un sistema italiano»: «Non so se il modello francese è il migliore per il nostro Paese; ciò che più conta - ha aggiunto Fini - è stare attenti al principio che dobbiamo garantire e cioè che una democrazia risponde a due fattori: quello rappresentativo e quello governante».

LA GIUSTIZIA - Fini ha poi concluso rispondendo anche a una domanda sulla prevista riforma della giustizia, ribadendo di essere «per la separazione delle carriere tra magistratura giudicante e requirente» ma di essere «contrario alla sottoposizione del pm al potere esecutivo».

SCHIFANI: «MEGLIO CONDIVISE» - Per le riforme istituzionali il metodo migliore è quello delle larghe maggioranze: lo ha detto il presidente del Senato, Renato Schifani, conversando con i cronisti. «Non vi è dubbio - ha sottolineato - che le larghe maggioranze sono sempre quelle più auspicabili, perché sono sinonimo naturalmente di riforme condivise. Le riforme condivise - ha detto ancora la seconda carica dello Stato - evitano il referendum che sono il segnale di un totale sforzo di approfondimento nella ricerca per individuare i modelli migliori per il paese».
Il presidente del Senato prende le distanze, senza polemizzare direttamente con lui, dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, che nei giorni scorsi ha ricordato che una riforma costituzionale basata sul modello francese, porterebbe con sé una legge elettorale a doppio turno. «Le riforme costituzionali si accompagnano alle leggi elettorali che rendono il funzionamento del paese più efficace ed efficiente. Nulla vieta ciò. Ma prima le riforme costituzionali e poi, tecnicamente, seguono le leggi elettorali. Questo è l'abc del diritto costituzionale». Secondo Schifani, «ogni forma di governo postula una legge elettorale, anche se, ribadisco, non esiste una legge elettorale perfetta in assoluto».

MARONI: «PD INTERLOCUTORE INDISPENSABILE» - Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ribadisce la sua convinzione secondo cui il metodo giusto per realizzare le riforme è quello del confronto con tutti, prendendo spunto anche dalle proposte dell'opposizione, allo scopo di evitare che le riforme stesse vengano poi bocciate dal referendum.
A margine di un incontro a Milano con don Virginio Colmegna sull'immigrazione all'università Bocconi, Maroni ha replicato a chi gli ha chiesto un commento sulle affermazioni del presidente della Camera, Gianfranco Fini, secondo cui fare le riforme con i voti della maggioranza non è una vergogna, ed ha quindi affermato di preferire «il metodo del confronto. Il Pd è un interlocutore indispensabile. Bisogna evitare che si ripeta ciò che è successo quando abbiamo fatto le riforme che sono state bocciate dal referendum. Ma noi le riforme le vogliamo fare e dobbiamo parlare con tutti». Secondo Maroni, «adesso siamo nella fase delle schermaglie e se non ci riusciamo sarà solo colpa nostra».
Per il ministro vanno trovati i punti in comune delle varie proposte in cambio, «anche dell'opposizione. L'obiettivo è di fare come è stato fatto per l'Agenzia per i beni sequestrati alla mafia, che è stata votata all'unanimità sia dalla Camera, sia dal Senato».