25 maggio 2025
Aggiornato 01:00
Sul semipresidenzialismo è dibattito

Riforme, il Pd prende tempo

Veltroniani: «Serve una posizione», mentre Bersani vuole capire bene quale sia l'accordo effettivamente raggiunto tra Bossi e Berlusconi

ROMA - La linea del Pd per ora resta quella dei giorni scorsi, in materia di riforme è il centrodestra che ha l'onere della prima mossa e i democratici sono per il premierato e contrari al presidenzialismo, ma l'accelerazione impressa dalla Lega con la bozza presentata da Roberto Calderoli al Quirinale fa vacillare la linea difensiva assunta da Pier Luigi Bersani e nel partito cominciano a non essere più solo i veltroniani a chiedere che ci confronti anche sul terreno del semipresidenzialismo. I democratici, per ora, cercano di prendere tempo: il sospetto che le mosse del centrodestra siano solo mediatiche rimane e il segretario non ha nessuna intenzione di aprire una discussione complicata sulle riforme, in un partito che ha posizioni molto articolate sulla materia, prima che siano chiare le intenzioni della maggioranza. Ma i margini si restringono, la visita di Calderoli al Quirinale rende più complicato dire che «per ora le proposte del centrodestra sono solo chiacchiere», tanto più che il capo dello Stato ha chiesto una «condivisione larga» sulle riforme.

Bersani attendista - Bersani, raccontano, vuole capire bene quale sia l'accordo effettivamente raggiunto tra Bossi e Berlusconi e, soprattutto, aspetta di verificare la reazione di Gianfranco Fini all'asse rafforzato tra premier e Lega. Ma se il centrodestra mostrerà un minimo di compattezza nell'avviare il percorso delle riforme, i democratici dovranno scegliere se sedersi al tavolo, ragionando anche di semipresidenzialismo, o limitarsi ad una sorta di Aventino, magari confidando sul referendum confermativo. Il segretario, stamattina, aveva definito «non significativo» il risultato del vertice tra Bossi e Berlusconi e aveva chiesto al centrodestra di prendere posizione sulla legge elettorale. Ma era prima che Calderoli salisse al Quirinale con le «linee guida» dell'accordo.
Una procedura che ha un po' spiazzato i leader democratici e che ha spinto lo stesso Quirinale a precisare che l'incontro non ha avuto «e non poteva avere» per oggetto un esame del merito della proposta del centrodestra. Insomma, il capo dello Stato sta ben attento ad evitare che il colloquio diventi una sorta di 'timbro' alla proposta del centrodestra. Ma Napolitano dice anche altro, invita le forze politiche ad una «condivisione larga» in Parlamento sulle riforme: un'esortazione che rende sempre più complicato, al Pd, una linea «aventiniana».

Enrico Letta, in serata, parla al Tg3 e ribadisce il no al presidenzialismo che sarebbe «un abito su misura per qualcuno». La stessa opinione di Massimo D'Alema e di buona parte degli ex Ppi, da Franco Marini e Giuseppe Fioroni, fino ad arrivare a Rosy Bindi. Il Pd, dice Letta, è innanzitutto interessato alle riforme «sociali ed economiche» per affrontare la crisi. E in materia istituzionale sostiene la bozza Violante e il premierato.
Eppure, sono in molti a pensare che questa posizione non basti. Il veltroniano Stefano Ceccanti spiega: «E' giusto che il Pd continui a ribadire propria storica preferenza per il governo del premier, ma deve essere pronto a far valere le esigenze di equilibrio di sistema anche dentro una scelta di tipo semipresidenziale. Insomma, serve un 'piano B'».

Walter Verini precisa: «Bersani fa bene ad essere cauto, Berlusconi ci ha abituato ai suoi bluff. Io però ritengo che il Pd possa avere la forza di presentare una sua proposta compiuta. E in materia di riforme istituzionali dobbiamo puntare su misure che rafforzino il bipolarismo, avvicinino la politica ai cittadini e rendano la politica più trasparente».

Andrea Orlando - Verini non entra nel merito del semipresidenzialismo, ma un esponente della maggioranza come Andrea Orlando spiega: «Noi siamo per il premierato. Ma se dobbiamo dare un giudizio sul modello semipresidenziale proposto dal centrodestra bisogna che loro chiariscano due punti: quale legge elettorale hanno in mente e come intendono regolare il conflitto di interessi». Insomma, ferma restando l'opzione per il premierato, per Orlando «non si può dire che il semi-presidenzialismo sia di per sé eversivo». Certamente, «può assumere una torsione autoritaria se manca una disciplina del conflitto di interessi» e se la legge elettorale resta quella attuale. Il punto è che sul semipresidenzialismo, per ora, il Pd è molto diviso, come del resto sulla legge elettorale: Bersani si sta orientando da tempo sul mattarellum, mentre D'Alema ha più volte sostenuto il sistema tedesco. Ma questo modello era legato allo schema dell'alleanza con l'Udc, che dopo le regionali sembra un po' più complicata di prima, tanto che lo stesso Letta, su Europa, spiega ora che «il progetto» viene prima delle «alleanze».