28 agosto 2025
Aggiornato 02:00
Maroni: «Vicini a Matteo Messina Denaro»

Arrestato «l'architetto» ritenuto successore di Lo Piccolo

In manette Giuseppe Liga, l'erede dei due padrini di San Lorenzo. Berlusconi: «Ennesimo successo, sconfiggeremo la mafia»

PALERMO - Per il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi «L'arresto di Giuseppe Liga e di altri tre esponenti mafiosi rappresenta l'ennesimo successo nella lotta contro la criminalità organizzata che è stata intrapresa dal Governo, dalle forze di polizia e dalla magistratura». Liga sarebbe stato il cassiere dei Lo Piccolo, anche dopo il loro arresto nel novembre del 2007, continuando a gestire per conto loro gli affari della famiglia di Tommaso Natale. In pratica sarebbe assurto al ruolo di nuovo «capomafia».

Con questa pesantissima accusa è stato arrestato a Palermo, dai finanzieri del nucleo speciale di polizia valutaria, Giuseppe Liga, professionista insospettabile 59enne, a capo del Movimento cristiano dei lavoratori. «L'architetto», come veniva chiamato negli ambienti malavitosi palermitani, viene tirato in ballo nelle dichiarazioni rese da quattro collaboratori di giustizia: Isidoro Cracolici, Franco Franzese, Gaspare Pulizzi e l'avvocato Marcello Trapani.

Ma non solo. Contro di lui, infatti, ci sono anche delle intercettazioni nelle quali viene addirittura indicato come vero e proprio «capo» del mandamento di Tommaso Natale dopo l'uscita di scena del «Barone» Lo Piccolo. Insieme a Giuseppe Liga sono finite in manette altre tre persone. Tra queste Giovanni Angelo Mannino, 57enne legato probabilmente alla cosca di Torretta, e cognato di Salvatore Inzerillo, boss ucciso nel 1981 durante la guerra di mafia che sancì la scalata al potere dei Corleonesi di Totò Riina. Gli altri arrestati, invece, sono Agostino Carollo, 45 anni, e Amedeo Sorvillo, di 57.

La mafia è entrata nei salotti buoni di Palermo - ha commentato il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia -. Siamo di fronte ad un processo di «finanziarizzazione» della mafia. Al comando adesso si trovano personaggi che un tempo erano consulenti finanziari dei boss». Intanto il Movimento cristiano dei Lavoratori, a cui era a capo Liga, ha comunicato in una nota di aver «sospeso in via precauzionale l'architetto già dallo scorso 11 marzo, in seguito ad alcuni articoli di giornale che riferivano di un presunto coinvolgimento di Liga in fatti all'attenzione della magistratura».

Maroni: «Vicini a Matteo Messina Denaro» - «L'arresto del boss della mafia palermitana mostra quello che già sapevamo cioè l'evoluzione dei vertici mafiosi, che non sono più alla Totò Riina, sanguinari criminali che vivono in casolari nascosti, ma sono il mondo delle professioni, quello che consideriamo il terzo livello» spiega il ministro dell'Interno Roberto Maroni, sottolineando che la lotta alla mafia è «la cosa più confortante, per quanto mi riguarda, dell'azione del governo». Quindi ha concluso: «Siamo arrivati a un arresto al giorno e penso siamo ormai vicini anche alla cattura del boss dei boss, Matteo Messina Denaro. Stiamo ottenendo risultati straordinari». Grande ottimismo anche nelle parole del premier Berlusconi, secondo cui «l'arresto di Liga e di altri tre esponenti mafiosi rappresenta l'ennesimo successo nella lotta contro la criminalità organizzata. Le recenti norme varate da questo governo, i nuovi mezzi messi a disposizione e la costante efficienza delle forze dell'ordine stanno infliggendo alla malavita colpi durissimi che porteranno alla sconfitta definitiva della mafia nel nostro Paese».

La Difesa: «Vittima di un equivoco» - Intanto spunta una intervista di Giuseppe Liga, in una intervista esclusiva rilasciata al magazine «S», pochi giorni fa nella quale racconta la propria versione dei fatti, sostenendo di essere una vittima del racket e di essere stato citato solo per questo motivo nei pizzini trovati nel covo dei Lo Piccolo a Giardinello: «Io sono l'Architetto. Ma sono vittima di un equivoco». Poi Liga si descrive come una persona a stretto contatto con il mondo della politica siciliana che conta. «Per esempio - spiega - sono cresciuto insieme con il presidente della Regione, Raffaele Lombardo. Mi chiama, ci parlo. Sono stato in contatto con Mattarella, il fratello di Piersanti. Leoluca Orlando è diventato sindaco per me e per altri due amici». Un rapporto con esponenti politici agevolato dall'incarico ricoperto fino allo scorso 11 marzo di reggente regionale siciliano del Movimento cristiano lavoratori.