19 maggio 2024
Aggiornato 04:30
Il corteo del Pdl

«Siamo quelli che vogliono restare liberi»

Berlusconi a San Giovanni con il popolo del Pdl. I Candidati Presidenti recitano il «Patto per l'Italia». Guerra di cifre sui partecipanti

ROMA - Nessun colpo ad effetto, nessun asso nella manica: Silvio Berlusconi non «stupisce» piazza San Giovanni, ma galvanizza i suoi militanti ribadendo le accuse a sinistra e giudici che stanno segnando la campagna elettorale per le Regionali. «L'amore vince sempre sull'odio», era lo slogan della manifestazione, ma oltre ai passaggi sui programmi per le Regioni e al giuramento recitato in coro dai candidati governatori, il comizio del premier Silvio Berlusconi verrà ricordato per le tante accuse agli avversari e alla magistratura: per il leader del Pdl infatti «la libertà è a rischio se vince la sinistra priva di senso dello Stato», spalleggiata dai «giudici di sinistra che dettano i temi e i tempi della campagna elettorale».

MANIFESTAZIONE NECESSARIA - Aprendo il comizio, Berlusconi elogia prima di tutto «la compostezza» della piazza, i militanti arrivati «con gioia» a San Giovanni, «non contro qualcuno» o «per accenderò falò di odio». Ma la manifestazione era necessaria, spiega Berlusconi, «per reagire a due mesi di attacchi ingiusti e offensivi della sinistra e dei suoi giudici», per «il diritto di votare per il Pdl anche qui a Roma e il diritto a non essere spiati». Insomma, «come dicono a Roma, quando ce vo' ce vo'». Il premier descrive un'Italia in cui «è a rischio la libertà» come lo era nel '94, e dove serve «un'altra scelta di campo» contro «la sinistra incapace di governare, ma che cavalca le inchieste dei magistrati politicizzati che portano avanti una giustizia ad orologeria e intercettazioni a tappeto per fare una politica contro di noi». Come l'inchiesta di Trani, «ultimo ridicolo atto» di una campagna partita con «il fango gettato addosso a Bertolaso». Una sinistra che «non è cambiata affatto», anzi «è ormai ammanettata a Di Pietro» e che se vincesse renderebbe l'Italia «meno libera».

L'AGENDA DEL GOVERNO - Ecco perchè Berlusconi invoca un grande risultato elettorale per le Regionali, per dare al Governo «un mandato pieno» a fare le riforme tra cui «l'elezione diretta del premier o del Capo dello Stato», la riforma della giustizia e quella del sistema fiscale. Ma anche «per sconfiggere la mafia» e, in tre anni di legislatura, «anche il cancro». E poi «per portare il buon governo anche nelle vostre Regioni» e attuare gli impegni a meno burocrazia, più verde, sanità migliore e attuazione del piano casa. Impegni recitati in coro dai 12 candidati presidenti: dodici perchè manca il leghista Luca Zaia, colpito da un lutto. Ma per la Lega c'è Umberto Bossi, chiamato sul palco da Berlusconi, «alleato leale ed equilibrato», «amico fraterno» con il quale l'alleanza «terrà sempre». Concetti ribaditi dallo stesso Bossi, che però sottolinea di essere «uno dei pochi a non aver mai chiesto soldi a Berlusconi» e avverte: «Se fossimo divisi nelle Regioni sarebbe un disastro anche a Roma».

Il comizio si chiude così, con tutti sul palco a cantare «Meno male che Silvio c'è». «Siete meravigliosi», saluta il Cavaliere, «siamo tanti, tantissimi». Poi si infila veloce in macchina, ma prima si congratula con gli organizzatori: ««Bravo Denis, ti faccio i miei complimenti» dice a Verdini lasciando piazza San Giovanni.