Il Governo annulla con dl effetti sentenza «scarcera-boss»
Alfano: «Nessuna polemica con le Toghe, abbiamo risolto un problema»
ROMA - Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, annuncia che «il governo ha messo una toppa su un buco» non dovuto «a un errore del legislatore, bensì di chi interpreta la norma», ovvero i giudici della Cassazione. Con un decreto lampo approvato in 5 minuti in Cdm ha varato infatti un decreto che annulla gli effetti di una sentenza della Suprema Corte che avrebbe azzerato, secondo il Guardasigilli, 388 procedimenti pendenti a carico di boss mafiosi. «Nessun intento polemico con la magistratura - ha comunque precisato il Guardasigilli - perchè oggi è comunque un buon giorno, visto che abbiamo risolto un problema».
In buona sostanza, la Corte di Cassazione ha stabilito che, a normativa vigente (effetti della ex-Cirielli, ndr) sui reati di mafia sarebbero competenti soltanto le Corti d'Assise. Quindi, secondo i dati raccolti dal ministero della Giustizia, «243 procedimenti in essere presso le Corti d'Appello dei tribunali, 4 presso le procure generali e 141 pendenti presso le Dda» sarebbero stati a rischio azzeramento. Da qui, la necessità di un decreto che ristabilisse la competenza dei tribunali a giudicare sui reati aggravati contestati a presunti capi di organizzazioni mafiose.
Non solo: con il decreto di oggi vengono comunque ampliate le competenze della Corte d'assise in merito a delitti, consumati o tentati, di maggiore allarme sociale, terrorismo compreso, fatta però eccezione dei reati di mafia, per cui è e resta competente il tribunale. Il governo, quindi, «anticipa così i termini della riforma del processo penale già presentata».