Di Pietro: la foto mi ritrae a cena con i Carabinieri
Il leader di Idv in un'intervista a RepubblicaTv: «Vogliono dimostrare che Mani Pulite fu un'operazione politica»
ROMA - Antonio Di Pietro non ci sta ad essere accusato di aver complottato insieme a Bruno Contrada, dopo la pubblicazione di una foto che lo ritrae insieme all'ex funzionario del Sisde nove giorni prima che Contrada fosse arrestato nel 1992 per concorso esterno in associazione mafiosa.
Il leader di Idv in un'intervista a RepubblicaTv spiega la sua versione dei fatti: «A quella tavola ci sono un colonnello, un generale, un questore e un altro colonnello, di qua ci sono altri rappresentanti dei carabinieri, chi l'ha organizzata non è un noto criminale ma il comandante dei carabinieri di allora».
Di Pietro spiega anche come mai lui fosse seduto a quella tavola: «Quel giorno stavo a Roma, facendo attività istruttoria con quegli ufficiali e sottufficiali, con i quali facevo arresti, interrogatori, perquisizioni. Contrada era un questore, anche se sarà arrestato 9 giorni dopo. Le foto le hanno fatte gli stessi carabinieri. Il teorema che vogliono far passare è che fosse tutto un piano siccome il giorno prima avevamo mandato un avviso di garanzia a Craxi».
«Eravamo dentro una caserma a mangiare in una mensa - insiste Di Pietro - non in un postribolo con delle escort, quelli sono servitori dello Stato, io non ho mai avuto niente a che fare con Contrada».
Tutta l'attenzione dei media su questa vicenda ha uno scopo, quello di screditare le inchieste di Mani Pulite e ridare quindi l'immunità ai politici, dice Di Pietro. «La tesi accusatoria è che l'inchiesta di Mani Pulite non fu un'inchiesta giudiziaria ma fu un'operazione politica ideata e portata avanti da servizi segreti americani, per conto del capo dello stato americano, che hanno individuato in un personaggio che nessuno conosceva, un contadinotto, lo hanno reclutato in Germania mentre faceva il metalmeccanico, raccomandandolo lo hanno fatto laureare in legge e poi diventare magistrato, lì è riuscito a comprare o raggirare Borrelli e decine di collegi giudiziari per delegittimare la classe politica di allora che ce l'aveva con gli Usa, in particolare Craxi per il caso Sigonella».