16 aprile 2024
Aggiornato 19:30
Il leader PD alla «Stampa»

Bersani: se Berlusconi si ferma, noi siamo pronti

«E' necessario cambiare pagina». E sulla Lega: «Loro sono responsabili di reggere questa baracca»

ROMA - Se Silvio Berlusconi, dopo l'approvazione del legittimo impedimento, decidesse di cambiare pagina e confrontarsi su riforme, crisi economica e giustizia, il Pd sarebbe pronto. Lo sostiene il segretario dei Democratici, Pierluigi Bersani, in un colloquio con la Stampa.

«Parliamoci chiaro - spiega Bersani - la vera svolta, ma parlo in astratto si intende, sarebbe se Berlusconi dicesse 'ora basta con questa roba, apriamo una vera discussione sulla crisi, le riforme, il rapporto politica-giustizia'. E' chiaro che noi a quel punto non potremmo più tirarci indietro, saremmo pronti. E' ovvio. Ma non succederà, non lo farà perché preferisce stare dentro lo schema del 'salvatore', agitare spauracchi sui giudici che lo perseguitano e poi dire 'vi salvo io' senza impedimenti».

Bersani non si fa illusioni che qualcun altro nella maggioranza possa bloccare questa tendenza: «Se non lo vuole fare lui, non lo farà nessuno, perché con questa legge elettorale figuratevi se da quel corpaccione che è il Pdl uscirà fuori qualche dissenso. Ma la responsabilità maggiore ce l'ha la Lega, è lei che regge in piedi questa baracca, è l'unico soggetto politico vero che potrebbe dire a un certo punto 'fermiamoci qui'».

E sempre ai leghisti Bersani recapita un messaggio: «Andando avanti così il Paese non si tiene», mentre «loro preferiscono fare i turisti in trasferta a Roma e poi quando tornano su fanno opposizione e governo assieme. Prima agitavano il cappio e la ghigliottina, ora fanno passare tutto. Io l'ho detto ai miei del Nord che gli dobbiamo stare addosso e fare venir fuori le loro contraddizioni. Certo con il massimo rispetto, perché sono una forza politica vera con una classe dirigente di giovani che Bossi ha saputo tirar su. Ma in termini di voti ormai da noi hanno preso tutto quello che potevano e se crescono è perché cominciano a prendere i voti dall'altra parte, dentro il Pdl».