16 aprile 2024
Aggiornato 19:00
Secondo giorno di deposizione

Ciancimino: Provenzano fu il tramite per catturare Riina

«Mio padre voleva agganciare Violante per influenzare i processi»

PALERMO - Don Vito Ciancimino fece da tramite fra i carabinieri dei Ros e il superboss Bernardo Provenzano per la cattura di Totò Riina: si fece dare mappe, tabulati telefonici, liste delle utenze di acqua, luce e gas, di una determinata zona di Palermo, e poi le consegnò a Provenzano, che «indicò una serie di elementi». Nel secondo giorno della sua deposizione a Palermo, Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco di Palermo, continua a delineare un rapporto fra Stato e Mafia con il padre al centro a fare da tramite. E assicura, Vito Ciancimino voleva agganciare Luciano Violante per influenzare i processi contro la mafia, come contropartita per la cattura di Riina.

Il figlio di Don Vito ha spiegato che, anche dopo la strage di via D'Amelio che uccise il giudice Paolo Borsellino, non si chiese mai la cattura di Provenzano: «proprio perché l'interlocutore privilegiato di mio padre per giungere alla cattura di Riina era Provenzano». Rispetto alle fasi della trattativa, da luglio a novembre del '92, Ciancimino jr ha detto: «Bisognava convincere un personaggio, il Provenzano, che non aveva nell'indole, nella sua natura, il tradimento». Ciancimino da ieri sta testimoniando al processo all'ex capo del Ros Mario Mori ed al colonnello Mauro Obinu. I due sono imputati di favoreggiamento aggravato nei confronti di Provenzano che, nonostante la dritta fornita da un confidente non avrebbero voluto catturare, il 31 ottobre del 1995.

Oggi, ha aggiunto dettagli sul ruolo di Vito Ciancimino come mediatore fra boss e Stato. Dopo la strage contro Borsellino, «Subito Provenzano viene informato che da quel momento in poi deve fare il ruolo chiave per giungere al fine, che è quello di catturare Totò Riina. «Non puoi tirarti indietro, spiegava mio padre, hai creato tu questo soggetto, assumitene le responsabilità e metti fine alla latitanza di Riina». Ma «Mio padre disse ai carabinieri di agganciare Luciano Violante, perché secondo lui non si sarebbe potuto intervenire sui suoi processi senza il consenso dell'onorevole» ha detto. «Voleva chiaramente che l'interlocutore informato fosse il Violante, unico soggetto che secondo lui avesse pieno potere su quello che era il mondo della magistratura, unico elemento di garanzia, in grado di condizionare decisioni dei magistrati».