18 aprile 2024
Aggiornato 14:30
Nuove rivelazioni di Ciancimino jr

«Mio padre e i boss investirono su Milano 2»

Al processo al generale dei carabinieri Mori parla il figlio dell'ex sindaco di Palermo: «Provenzano secondo mio padre si muoveva garantito»

PALERMO - Vito Ciancimino investì denaro su Milano 2 per «diversificare» l'impiego dei suoi capitali. Lo ha detto Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco di Palermo nell'aula bunker dell'Ucciardone, nell'ambito del processo al generale dei carabinieri Mario Mori e al generale Mauro Obino, accusati di favoreggiamento aggravato nei confronti della mafia. Ciancimino junior ha spiegato nell'ambito della sua testimonianza che suo padre era in affari con i boss di mafia Salvatore e Antonino Buscemi e Franco Bonura.

«Dopo le inchieste e le denunce della commissione antimafia e il caso della sua querela al capo della polizia, mio padre decise di spostare i suoi investimenti lontano da Palermo» ha detto Massimo Ciancimino. Quanto a Buscemi e Bonura, «Mio padre li chiamava i 'gemelli'. Ricordo negli anni '60 molte riunioni domenicale al ristorante la Scuderia a Palermo. Quando mio padre era assessore ai lavori pubblici dava indicazioni su un terreno che sarebbe diventato edificabile. Quei guadagni finivano in società in cui mio padre era interessato».

Negli anni '70, dopo gli accertamenti della commissione antimafia, Don Vito Ciancimino decide di diversificare. «Alcuni suoi amici di allora, Ciarrapico e Caltagirone e altri costruttori romani, gli dicono di investire in Canada dove sono in preparazione le Olimpiadi di Montreal». Ma altri soldi saranno destinati a un altro progetto. «Una grande realizzazione alla periferia di Milano che è stata poi chiamata Milano 2».

Altre rivelazioni emergono da Ciancimino junior. Per esempio sul boss della mafia Bernardo Provenzano, sostanzialmente immune: «Gli incontri tra mio padre e Provenzano erano più pericolosi per lui che per il capo mafia. Mio padre mi diceva 'Provenzano si muove garantito'». Il generale dei carabinieri Mario Mori e il generale Mauro Obino, sono accusati di favoreggiamento aggravato nei confronti del super boss di mafia: non lo avrebbero voluto catturare, il 31 ottobre del 1995 a Mezzojuso, un paese a pochi chilometri dal capoluogo siciliano, nonostante le informazioni fornite da un confidente.