25 aprile 2024
Aggiornato 08:30
Audizione alla Commissione parlamentare sul crimine organizzato

Il prefetto: a Milano la mafia non esiste

Poi Gian Valerio Lombardi precisa: cosche sì, ma imprenditoriali più che criminali. Il Pd: vergogna

ROMA - Prosegue tra le polemiche la tappa milanese della commissione parlamentare antimafia. La frase pronunciata ieri dal prefetto Gian Valerio Lombardi durante la sua audizione, «a Milano la mafia non esiste», ha avuto l'effetto di spaccare la commissione, divisa in due tra innocentisti e colpevolisti: da un lato, il presidente della Commissione, l'ex Ministro Beppe Pisanu, che insieme ai componenti in quota PdL getta acqua sul fuoco nel tentativo di minimizzare l'accaduto; dall'altro il Pd che compatto accusa il prefetto di Milano sollecitando il Ministro Maroni a «valutare l'adeguatezza» di Lombardi, considerato soprattutto il forte rischio di infiltrazioni criminali che si potrebbero verificare a Milano in concomitanza con i grandi appalti per le maxi-opere connesse all'Expo 2015.

Il clima che si respira nei corridoi della Prefettura alla seconda giornata di lavori della Commissione è teso. Lo si capisce quando, a sorpresa, Giuseppe Lumia (Pd) abbandona la sala riunioni. Lo fa per incontrare i giornalisti, riuniti in una saletta alla fine di un lungo corridoio. Non vuole parlare dei lavori della commissione, intende accusare Lombardi, criticarlo per «un'affermazione sbalorditiva, grave e sulla quale riflettere». Il suo è un messaggio indirizzato al Ministro dell'Interno, Roberto Maroni: «Il governo - osserva il rappresentante del Pd nella commissione parlamentare antimafia - dovrebbe valutare l'adeguatezza di un prefetto che esprime frasi di questo tipo anche perché, in vista di maxi appalti come quelli previsti per l'Expo', bisogna esprimere la massima capacità di controllo del territorio, di legalità e di prevenzione». La realtà, rincara Lumia, è completamente diversa da quella illustrata dal prefetto nella sua relazione: «A Milano e in Lombardia - insiste Lumia - non ci sono solo singoli boss mafiosi, ma organizzazioni strutturate che si coordinano tra loro. Sono soprattutto le terze file, i nipoti di grandi boss mafiosi, che non solo condizionano le imprese, ma si fanno essi stessi imprenditori entrando dentro i circuiti legali dell'economia».

Tocca così al presidente della commissione, Beppe Pisanu, prendere le difese del prefetto Lombardi. Il suo, è il ragionamento dell'ex ministro dell'Interno, è stato un errore di espressione che, di fatto, è stato frainteso.

«Ieri il Prefetto di Milano - spiega Pisanu - ha svolto una relazione di 47 pagine, esordendo con un'espressione non felicissima che è stata fraintesa. 47 pagine che descrivono puntualmente la penetrazione delle mafie nel tessuto economico di Milano e della Lombardia». Per Pisanu, insomma, si è trattato di un equivoco: «In realtà il prefetto voleva dire che il 'modus operandi' della mafia a Milano e in Lombardia è del tutto diverso da quello delle Regioni di origine. Lo è per due ragioni: per il non ricorso a intimidazioni e violenza e perché la società lombarda non è disposta a subire intimidazioni di stampo mafioso». E sarebbero proprio queste due ragioni, secondo l'ex Ministro, a dimostrare il reale significato delle parole di Lombardi: «Non si può parlare di mafia a Milano così come se ne parla in Sicilia. Questo voleva dire il Prefetto. Tutto qui». Dura la reazione dei componenti della commissione in quota Pd. L'analisi di Pisanu, accusa Laura Garavini, è «troppo conciliante» di fronte all«'estrema leggerezza» dimostrata da Lombardi con la sua «uscita poco felice» sulla mafia.

«Il Ministro Maroni - rincara la Garavini - dovrebbe fare una chiacchierata con il prefetto di Milano. E' necessaria estrema attenzione soprattutto se chi fa determinate affermazioni è il prefetto di Milano». La interrompe Antonio Caruso (PdL) che difende Lombardi: «Il prefetto ha avuto un unico torto, quello di esprimere in maniera non banale, quindi in modo più difficile da comprendere per chi non si applica, un concetto che è assolutamente visibile e che ha ripetuto anche il procuratore Pomarici quando ha detto cha a Milano e in Lombardia la mafia non ha fisicità». Il tam tam di dichiarazioni continua al termine della conferenza stampa, lungo i corridoi del palazzo della Prefettura. Il senatore democratico Costantino Garraffa arriva a paragonare il prefetto Lombardi allo 'zio' di Johnny Stecchino, fortunato film di Roberto Benigni: «Come lo zio negava l'esistenza della mafia in Sicilia dicendo che i problemi di Palermo fossero il traffico e la siccità, oggi il prefetto Lombardi ci dice che i problemi di Milano sono il traffico e la nebbia. Sarà Maroni a valutarlo». Critico anche Andrea Orlando, responsabile giustizia del Pd: «La dichiarazione del prefetto Lombardi è indice di una sottovalutazione del rischio mafia a Milano tanto più grave alla vigilia di un evento come l'Expo».