23 aprile 2024
Aggiornato 11:00

Il «tetto stranieri» riguarda solo il 3% delle scuole

Ds piementese: nella stragrande maggioranza dei casi la questione non esiste

ROMA - Il tetto del 30% per gli alunni stranieri verrà applicato su un numero molto ridotto di scuole, forse neppure nel 2-3% di tutti i 10.450 istituti sparsi a livello nazionale: a dichiararlo ad Apcom è il dirigente scolastico, Reginaldo Palermo, particolarmente esperto di legislazione e problematiche scolastiche, per il quale «nella stragrande maggioranza delle scuole la questione non esiste: ad iniziare dal mio territorio, il Canavese, e cioè l'area nord occidentale della provincia di Torino, dove non esistono classi con una particolare concentrazione di alunni stranieri».

Palermo, preside nel circolo didattico di Pavone Canavese dal lontano 1981 ed autore di numerosi testi ed articoli specialistici, ritiene inoltre «piuttosto strano che dopo una giornata di polemiche a seguito della decisione del ministro di introdurre lo sbarramento nessuno abbia messo in evidenza un altro punto: la regola del tetto del 30% è contenuta in una circolare ministeriale e non in un provvedimento di legge quindi penso che le scuole, nella propria autonomia, sono libere di organizzarsi come credono e come possono».

La circolare in effetti prevede che l'assegnazione degli alunni non italiani alle classi è autonomamente decisa dalle scuole che dovranno, comunque, procedere ad un accertamento delle competenze e dei livelli di preparazione dell'alunno per assegnarlo, di conseguenza, alla classe definitiva che potrà essere inferiore alla classe corrispondente all' età anagrafica.

«Ma già attualmente - sottolinea Palermo - l'alunno straniero che arriva in Italia deve essere inserito nella classe che corrisponde all'età anagrafica o, al massimo, su decisione del collegio dei docenti e per motivi eccezionali, nella classe inferiore».

Secondo il preside la novità introdotta da viale Trastevere potrebbe allora determinare pericolose 'retrocessioni': «la formulazione ministeriale mi sembra preoccupante perchè potrebbe dare l'alibi alle scuole di retrocedere di due-tre anni i bambini immigrati che entrano in Italia, con effetti a mio parere disastrosi - conclude il preside piemontese - dal punto di vista della 'tenuta' sociale e relazionale delle classi».