29 marzo 2024
Aggiornato 09:30
Politica & Riforme

Da Bersani un sì condizionato alle riforme

«Niente leggi ad personam». Bonaiuti: «Tsunami causato dalla giustizia politica». Immunità parlamentare o «lodo bis»?

ROMA - Sì al confronto sulle riforme, purché non scateni uno «tsunami di leggi ad personam». Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani replica così al presidente del Consiglio che ieri ha rilanciato il tema delle riforme: il leader democratico offre disponibilità al confronto, ribadendo però che prima bisogna sgombrare il tavolo dai provvedimenti studiati apposta per risolvere i problemi giudiziari di Silvio Berlusconi. Una mezza apertura che non basta al premier e la risposta arriva dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti, che non apprezza molto i paletti posti dal segretario Pd: «Bersani dice di essere disponibile alle riforme e questo è un bene. Ma dovrebbe sapere altrettanto bene che lo tsunami, il maremoto lo ha scatenato certa giustizia politica contro Berlusconi negli ultimi 15 anni». Più esplicito è il vice-presidente dei deputati Pdl, Italo Bocchino: «I troppi distinguo di Bersani sulle riforme rischiano di rompere sul nascere il clima di possibile convergenza per cambiare la Costituzione».

Schifani ottimista - Il confronto sulle riforme e sulla giustizia, insomma, continua a svolgersi secondo il consueto schema del gioco del cerino, con i protagonisti che cercano di non rimanere scottati da una trattativa che rimane molto complicata, anche se qualcosa si muove. Renato Schifani, presidente del Senato, stamattina sembra leggermente ottimista, ma era prima che parlasse il segretario Pd: «Con speranza - aveva detto Schifani - rilevo che i miei appelli, e quelli di altre autorevoli figure istituzionali, negli ultimi tempi sembrano essere stati recepiti e intravedo spiragli positivi che preannunciano il tanto auspicato dialogo costruttivo per contribuire a fare crescere la vita, l'economia e le speranze dei nostri connazionali».

Immunità o «Lodo bis» - Il presidente del Senato forse si riferiva anche ai movimenti che si registrano in questi giorni al Senato, dove la democratica Franca Chiaromonte ha presentato una proposta di legge sull'immunità parlamentare insieme al collega del Pdl Luigi Compagna. Iniziativa che, peraltro, è stata apprezzata anche da Enrico Morando, Pd di area veltroniana, che ha aperto sull'immunità parlamentare a patto che se ne parli nel quadro di una complessiva riforma della Costituzione all'insegna del bipolarismo e del maggioritario. Una mediazione apprezzata dal vice-presidente dei senatori Pdl Gaetano Quagliariello, che è arrivato a mettere sul tavolo della trattativa la possibile rinuncia al «lodo Alfano-bis»: «Se l'opposizione mostrasse la volontà di andare avanti sul progetto di legge Chiaromonte-Compagna sull'immunità per i parlamentari, potremmo anche giungere a valutare superflua la costituzionalizzazione del Lodo Alfano». In pratica, se si rinunciasse al 'lodo Alfano' costituzionalizzato e al processo breve il Pd potrebbe accettare di ragionare di immunità parlamentare, nel contesto di una complessiva riforma della Carta.

Di Pietro e il PD - Il problema è che il Pdl non potrebbe rinunciare al «legittimo impedimento» e il Pd non pare in grado di accettare questa norma. Tanto più che Antonio Di Pietro non perde tempo e torna a scavalcare il Pd a sinistra: «Ho visto che al Senato il Pd ha presentato una proposta di legge per reintrodurre l'immunità parlamentare. Noi vogliamo essere alleati con il Pd ma se lo scordano se pensano di poter essere contemporaneamente alleati con noi e fare ammiccamenti con gli assassini della democrazia».