Decretate le «Eroiche Virtù» di Pio XII
La Decisione di Ratzinger dopo un anno di aspre polemiche. Ebrei contro Pacelli. Il 17 gennaio il Papa visita sinagoga Roma
CITTÀ DEL VATICANO - La decisione di firmare il decreto sulle Eroiche Virtù di Pio XII, assunta oggi dal Papa, arriva dopo un anno di aspre polemiche che hanno avuto al centro il controverso ruolo di Papa Pacelli (1939-1958) di fronte alla Shoah.
Benedetto XVI è intervenuto più volte sulla figura del suo predecessore. Da ultimo, a ottobre scorso, in un discorso in occasione di un concerto con presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sottolineando che Pio XII levò «accorata» la sua voce contro la guerra «voluta dal nazionalsocialismo» che, «con il dramma della shoah, ha ferito soprattutto il popolo ebreo, oggetto di uno sterminio programmato». Ma fu soprattutto l'anno scorso che Ratzinger analizzò la figura del suo predecessore. In particolare, a conclusione di oltre un mese di polemiche innescate dalle celebrazioni per il cinquantenario della morte di Pacelli (9 ottobre 1958), Benedetto XVI, l'otto novembre del 2008, volle difendere Pio XII sottolineando la continuità del Concilio vaticano II (1962-1965) con il suo operato («L'eredità del magistero di Pio XII è stata raccolta dal Concilio Vaticano II e riproposta alle generazioni cristiane successive«) e - senza tornare sul nodo della beatificazione in sospeso - spostare il dibattito dai 'silenzi' sulla shoah e dal controverso ruolo della Sede di Pietro per difendere gli ebrei dalla persecuzione nazi-fascista alla «preziosa eredità» di questo «sacerdote in costante ed intima unione con Dio».
«Negli ultimi anni - disse il Papa ai partecipanti al convegno 'L'eredità del Magistero di Pio XII e il Concilio Vaticano II' - quando si è parlato di Pio XII, l'attenzione si è concentrata in modo eccessivo su una sola problematica, trattata per di più in maniera piuttosto unilaterale. A parte ogni altra considerazione - proseguì Benedetto XVI senza voler entrare in ulteriori dettagli - ciò ha impedito un approccio adeguato ad una figura di grande spessore storico-teologico qual è quella del Papa Pio XII».
Eppure la 'questione ebraica' è al centro delle valutazioni storiografiche di Pacelli. Pontefice nel periodo della seconda guerra mondiale, la scelta di non denunciare apertamente la shoah è stata duramente contestata, nel corso degli anni, dal mondo ebraico. L'anno scorso le contestazioni iniziarono con un 'j'accuse' del rabbino capo ashkenazita di Haifa al sinodo dei vescovi, Shear Yshuv Cohen, continuarono con le esternazioni del ministro israeliano Isaac Herzog, e furono riproposte dal rabbino David Rosen che, in udienza dal Papa, si spinse a chiedere l'apertura degli archivi vaticani relativi a Pio XII. Nei mesi a seguire, la polemica non diminuì.
La congregazione della causa dei santi aveva già dato il proprio via libera nel maggio del 2007. Da allora, però, il Papa non rompeva gli indugi. Il postulatore della causa di beatificazione, padre Peter Gumpel, si spinse a dire, senza molti giri di parole, che Ratzinger era ricattato dagli ebrei. «E' impressionato dai diversi incontri che ha avuto con i membri di alcune organizzazioni ebraiche», come l'Anti defamation league, «che gli dicono chiaro e tondo che se fa una minima cosa a favore della causa di Pio XII i rapporti tra la Chiesa e gli ebrei sono definitivamente e permanentemente compromessi». Il tema fu al centro di un acceso botta-e-risposta all'avvicinarsi dal viaggio che Benedetto XVI compì in Israele a maggio scorso. Nel corso della visita, il Papa visitò il memoriale della shoah di Gerusalemme, lo Yad Vashem, ma, per evitare imbarazzi, evitò di visitare l'annesso museo dove, accanto alla foto di Pio XII, una didascalia ne denuncia i silenzi di fronte alla furia di Hitler.
Del resto - è la linea della Santa Sede - i 'silenzi' sulla shoah furono una scelta di prudenza profetica, non di codardia, accompagnati, oltretutto, da un'attività sotterranea di soccorso agli ebrei. Testimoniato dall'accoglienza che, in quegli anni, moltissimi conventi e monasteri, in tutta Europa, assicurarono agli ebrei in fuga. E, comunque - è sempre la linea del Vaticano - le cause di canonizzazione sono un affare interno della Chiesa cattolica. In Vaticano si fa poi notare, da anni, che le critiche a Pacelli nacquero da un dramma teatrale, 'Il vicario', pubblicato negli anni Sessanta con l'esplicito intento di infamare Pio XII senza un appoggio di documenti storici.
Fino ad oggi, comunque, il Papa non aveva ancora firmato il decreto che rende 'venerabile' Papa Pacelli. Il lavoro fatto in Vaticano - sfociato in una 'positio' di sei volumi e tremila pagine - non lo soddisfaceva? «A proposito di affermazioni riportate da agenzie di stampa sulla causa di beatificazione di Pio XII - fece sapere a giugno del 2009 padre Federico Lombardi in risposta al postulatore - il direttore della Sala Stampa ribadisce che la firma dei decreti che riguardano le cause di beatificazione è di esclusiva competenza del Papa, che deve essere lasciato completamente libero nelle sue valutazioni e nelle sue decisioni. Se il Papa pensa che lo studio e la riflessione sulla causa di Pio XII vadano ancora prolungati, questa sua posizione va rispettata senza interferire con interventi non giustificati e inopportuni».
Benedetto XVI, infatti, non era soddisfatto dei lavori a cui erano giunti il postulatore Gumpel e il relatore della causa di beatificazione, padre Molinari. Per questo - ma la notizia non è mai stata confermata ufficialmente - affidò al domenicano Ambrosius Eszer il compito di studiare attentamente le carte contenute negli archivi vaticani relativi alle lettere ed ai messaggi arrivati in Vaticano in quegli anni, dai quali sarebbe emerso, tra l'altro, il ringraziamento che le comunità ebraiche di paesi come Germania, Austria, Boemia tributavano alla Santa Sede per l'aiuto dato di fronte alla persecuzione nazista. Il domenicano tedesco ha concluso la scorsa estate il lavoro, tornando in Germania e consegnando le carte al Papa. Il quale, oggi, ne ha riconosciuto le eroiche virtù.
Dovrebbe, ora, essere individuato un miracolo avvenuto per sua intercessione, prima di poterlo nominare beato. Intanto, la figura di Pio XII continua a dividere mondo ebraico e cattolico. Con l'eccezione di organizzazioni come l'americana Pave the way, che sostiene la figura di Pacelli. L'Osservatore romano', in questi mesi, ha più volte partecipato al dibattito storico ed intellettuale su Pio XII, mettendo in luce l'emergere di un «consenso storiografico» sulla sua figura. Senza trovare d'accordo, però, personalità come il rabbino capo della comunità ebraica di Roma. «Dopo il rastrellamento degli ebrei al ghetto di Roma il treno dei deportati è stato fermo alla stazione Tiburtina senza che Pio XII intervenisse per non farlo partire verso i lager», ha avuto a dire Riccardo Di Segni. Che, il prossimo 17 gennaio, accoglierà Benedetto XVI in visita alla sinagoga maggiore di Roma.