24 aprile 2024
Aggiornato 06:30

Fini: non ho nulla da chiarire, il Premier rispetti gli altri poteri

Berlusconi gli aveva chiesto «un chiarimento» sul fuorionda mandato in onda da Repubblica TV

ROMA - Con una telefonata a Ballarò, il presidente della Camera Gianfranco Fini respinge al mittente la richiesta di «chiarimenti» che gli era giunta dai coordinatori del Pdl. «Berlusconi ha il diritto di governare ma ha anche il dovere di rispettare gli altri poteri» ha detto Fini, in collegamento telefonico con Ballarò. «Non ho nulla da chiarire», ha aggiunto.

Silvio Berlusconi in serata aveva chiesto un «pubblico e tempestivo chiarimento» perché così «non si può andare avanti» in un collegamento telefonico con la riunione del Pdl, convocata in tutta fretta proprio dal premier. E non aveva nascosto di essere infuriato, amareggiato e deluso. Dal vertice sarebbe emersa la necessità di non lasciar cadere questo nuovo strappo del presidente della Camera. Tutta colpa del «fuorionda»: un video che risale al 6 novembre, diffuso da repubblica.it. Si colgono scampoli di conversazione che il presidente della Camera ha con il procuratore della Repubblica, Nicola Trifuoggi, seduto accanto a lui.

«L'uomo confonde il consenso che ovviamente ha e che lo legittima a governare con una sorta di immunità nei confronti di qualsiasi altra autorità di garanzia: Magistratura, Corte dei conti, Cassazione, Capo dello Stato, Parlamento» dice Fini. Poi il presidente della Camera parla del pentito Gaspare Spatuzza e presagisce il rischio che deflagri una «bomba atomica». «Sono convintissimo che Berlusconi non c'entri nulla con la mafia» ha sottolineato Fini nel collegamento telefonico con Ballarò. «Non chiamo per dare spiegazioni - ha esordito - ma per ribadire alcuni concetti». E poi: «Io ho detto in privato a Berlusconi di fare in modo, e ho rivolto un appello pubblico alla magistratura in questo senso di recente, che ci sia il massimo rigore, scrupolo, attenzione e professionalità per verificare le dichiarazioni attribuite a questo o a quel pentito». E ancora: «Se io perdessi la fiducia nella magistratura perderei fiducia nella democrazia.

L'ho detto in pubblico, non ho nulla da chiarire al riguardo: la magistratura, pur con tutti i difetti, ha il diritto e il dovere di verificare con scrupolo e professionalità se le dichiarazioni di quel pentito corrispondono a verità».