19 aprile 2024
Aggiornato 16:30
Nessun negoziato sul cosiddetto «papello»

Mori: «Non ci fu nessuna trattativa con lo Stato»

La versione dell'ex Colonnello dei ROS è chiara. Ma per Pm Ingroia: «Una serie di risultati fan ritenere avvio trattativa»

ROMA - La versione del prefetto Mario Mori, ex colonnello del Ros, è chiara: non ci fu nessuna trattativa Stato-Mafia, nessun negoziato sul cosiddetto «papello», le richieste dei boss allo Stato, scritte da Totò Riina. Nell'aula del Tribunale di Palermo, nel processo in cui è imputato per favoreggiamento aggravato assieme al colonnello Mauro Obinu, per la presunta mancata cattura di Bernardo Provenzano durante una riunione a Mezzojuso, Mori ha affermato che, «almeno per quanto riguarda il Ros ed i suoi componenti» non ci fu una trattativa con Cosa nostra. Una trattativa che avrebbe comportato «la resa vergognosa dello Stato ad una banda di volgari assassini».

Secondo Massimo Ciancimino, figlio di «don Vito», l'ex sindaco di Palermo condannato per mafia, invece, tra Capaci e via D`Amelio, fu avviata con suo padre una vera e propria trattativa per fermare le stragi. E di questa trattativa sarebbe prova proprio il «papello». E nel documento, in fotocopia che ha consegnato ai giudici nei giorni scorsi, è applicato un post-it scritto da don Vito, dove si legge «Consegnato in copia spontaneamente al col. Mori, dei carabinieri dei Ros». Mori, che oggi in aula ha parlato dopo la deposizione di Luciano Violante, ha confermato di aver avuto contatti a fini investigativi con l'ex sindaco di Palermo, Vito Ciancimino, ma di questi contatti, e della sua volontà di essere sentito dalla commissione Antimafia informò Luciano Violante, l'allora presidente dell'Antimafia, ha detto Mori.

Ascoltato come teste anche il figlio maggiore di don Vito Giovanni Ciancimino che ha riferito di alcuni colloqui avuti in carcere col padre e in particolare di una conversazione 20 giorni dopo la strage di Capaci: «Mi disse: 'questa mattanza deve finire. Sono stato contattato da personaggi altolocati per trattare con 'l'altra sponda' disse riferendosi a Cosa Nostra». Il figlio non chiese a chi si riferisse il padre, ma - ha detto - «non credo parlasse di Mori». Della trattativa invece ne sapeva di più il fratello minore: «Fu Massimo a dirmi che un colonnello doveva andare a parlare con mio padre a Roma per dei racconti confidenziali».

Dopo l'audizione in tribunale di Mario Mori, il magistrato Antonio Ingroia al quotidiano online Affaritaliani.it. ha dichiarato «Io non esprimo giudizi sulle udienze di cui mi occupo ma ci sono una serie di risultati che fanno ritenere che una trattativa tra Stato e mafia venne avviata. Poi bisogna vedere per quali motivazioni e quali risultanti».