7 settembre 2024
Aggiornato 19:00
Camorra. Campania

Saviano: «Io, la mia scorta e il senso di solitudine»

Lo Scrittore su Repubblica: «Sento odio silenzioso montare contro me»

NAPOLI - «Lo vedi, stanno iniziando ad abbandonarci. Lo sapevo. Così il mio caposcorta mi ha salutato ieri mattina. Il dolore per la protezione che cercano di farmi pesare, di farci pesare, era inevitabile. La sensazione di solitudine dei sette uomini che da tre anni mi proteggono mi ha commosso. Dopo le dichiarazioni del capo della mobile di Napoli che gettano discredito sul loro sacrificio, che mettono in dubbio le indagini della Dda di Napoli e dei Carabinieri, la sensazione che nella lotta ai clan si sia prodotta una frattura è forte». E' quanto scrive lo scrittore Roberto Saviano, sotto scorta per le minacce della camorra dopo la pubblicazione del libro Gomorra, su Repubblica.

«Non credo sia salutare spaccare in due o in più parti un fronte che dovrebbe mostrarsi, e soprattutto sentirsi, coeso. Società civile, forze dell'ordine, magistratura. Ognuno con i suoi ruoli e compiti. Ma uniti. Purtroppo riscontro che non è così», prosegue Saviano, ringraziando tutti quelli, dai Carabinieri alla Polizia ai lettori, che lo hanno difeso, ma aggiungendo: «Uno sgretolamento di questa compattezza è malgrado tutto avvenuto e un grande quotidiano se ne è fatto portavoce» «Sono sempre stato fiero di essere antipatico a chi dice che la lotta alla criminalità è una storia che riguarda solo pochi gendarmi e qualche giudice, spesso lasciandoli soli», prosegue, «sono sempre stato fiero di risultare antipatico a chi dice: 'Si uccidono tra di loro', perché contiamo troppe vittime innocenti per poter continuare a ripetere questa vuota cantilena».

«Ho dovuto esibire le prove dell'inferno in cui vivo. Ho esibito, come richiesto, la giusta causa delle minacce. Sento profondamente incattivito il territorio, incarognito. Gli uni con gli altri pronti a ringhiarsi dietro le spalle. Molti hanno iniziato a esprimere la propria opinione non conoscendo fatti, non sapendo nulla. Vomitando bile, opinioni qualcuno addirittura ha detto 'c'è una sentenza del Tribunale che si è espressa contro la scorta'. I tribunali non decidono delle scorte, perché tante bugie, idiozie, falsità?», ricorda. «Quanto piacere hanno avuto i camorristi, il loro mondo, lì ad osservare questo sputare ognuno nel bicchiere dell'altro?».

«Sento questo odio silenzioso che monta intorno a me crea consenso in molte parti», conclude lo scrittore, «qualcuno dice a Napoli che è riuscito a fare il poliziotto riuscendo a passeggiare liberamente con moglie e figli senza conseguenze. Buon per lui che ci sia riuscito. Io non sono riuscito a fare lo scrittore riuscendo a passeggiare liberamente con la mia famiglia. Un giorno ci riuscirò lo giuro».