27 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Politica e Istituzioni

Napolitano: indagati Di Pietro-Belpietro. E lui: «Io super partes»

Il Colle non commenta lavoro PM ma fa appello per clima sereno

ROMA - Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ribadisce la sua imparzialità nel giorno in cui alcuni degli attacchi che gli sono stati rivolti giungono al capolinea giudiziario. Succede al direttore di Libero Maurizio Belpietro che lo aveva accusato di non essere rientrato subito in Italia dalla missione in Giappone causando lo slittamento dei funerali dei militari morti in Afghanistan. E succede ad Antonio Di Pietro che aveva bollato la firma al provvedimento sullo scudo fiscale come un «atto vile». Sia Belpietro che Di Pietro sono stati iscritti ieri nel registro degli indagati della procura di Roma. L'accusa è vilipendio al Capo dello Stato.

Dal Quirinale non è trapelata una parola sull'azione della magistratura e la linea è quella, per la Consulta come per la procura di Roma, di rispettare il lavoro dei magistrati senza alcuna interferenza. Intanto oil presidente ha colto ieri l'occasione della prima conferenza dei prefetti, alla scuola superiore dell'amministrazione dell'Interno, per lanciare alcuni messaggi. Il primo è un forte appello per un clima sereno e costruttivo che aiuti a trovare le risposte ai problemi del Paese.

Parla di riforme costituzionali, Napolitano, di un federalismo che per essere «coerente» ha ancora bisogno di «incisive modifiche», della necessità di discutere in modo «oggettivo e sereno» senza farsi bloccare dai «contrasti politici». Pensa al delicato tema della sicurezza il Capo dello Stato ma anche ai tanti temi dell'agenda politica di questo scorcio d'anno. Sulla sicurezza la perplessità del Colle sul ricorso alle ronde resta evidente e, difatti, il presidente sostiene che il coinvolgimento dei cittadini deve essere esercitato «nei modi giusti» ed «entro limiti chiari» perchè «solo alle forze di polizia spetta la salvaguardia attiva della sicurezza».

C'è poi, nella trama del discorso, il passaggio fondamentale sull'imparzialità. Non è una rivendicazione, che potrebbe fomentare ancora di più un clima politico che ha bisogno di realismo e ragionevolezza, ma piuttosto un fare chiarezza. Napolitano chiede gli si «consenta» - verbo molto caro al presidente del Consiglio - di fare un «accenno personale» e ricorda la sua «temporanea missione governativa» come ministro dell'Interno: compito esercitato super partes che Napolitano era, appunto, «determinato a svolgere come uomo, ormai, delle istituzioni e non di una parte politica». Tant'è vero che l'indirizzo dato al Viminale è stato poi «largamente condiviso» da altri ministri di governi diversi ed è lo stesso ministro Roberto Maroni a riconoscere la funzione di garanzia esercitata anche in quegli anni da Napolitano.