Stupro Caffarella, a Roma al via il processo ai due romeni
Accuse archiviate per Izstoika e Racz, arrestati all'inizio
ROMA - Violenza sessuale aggravata, sequestro di persona, rapina e lesioni. Per queste accuse, davanti al gup Luigi Fiasconaro, oggi, sono imputati i romeni Ionut Alexandru e Oltean Gavrila, in merito allo stupro avvenuto il giorno di San Valentino, al parco della Caffarella. Intanto, il gip Guglielmo Muntoni, ha invece completamente archiviato le accuse, rispetto allo stesso episodio, a carico del 'biondino' Alexandru Izstoika Loyos e del pasticcere 'faccia da pugile' Karol Racz, che pure erano stati arrestati in un primo momento.
Lo stesso giudice ricorda che i due «sono stati scarcerati in quanto gli accertamenti svolti sulle tracce genetiche lasciate dagli autori dei reati hanno consentito di escludere la partecipazione» di Racz e Izstoika. Nei confronti di quest'ultimo, che ha 20 anni, ed è da tempo ritornato in patria, resta attiva l'indagine che lo vede indagato per calunnia, rispetto alla sua confessione con la quale fu chiamato in causa Racz, che in questo procedimento è riconosciuto come parte lesa.
Alla base degli atti d'accusa, per Gavrila e Ionut, ci sono le dichiarazioni dei due ragazzi che furono aggrediti alla Caffarella e che hanno ribadito, in incidente probatorio, davanti al gip, i termini della identificazione di Gavrila e Ionut. Inoltre, dopo l'accertamento del dna, già nell'interrogatorio di garanzia, dopo l'ordine di custodia del 20 marzo, i due romeni ammisero tutto. «Sì, sono stato io. E' cominciata con una rapina e poi è finita con lo stupro».
Il pm Vincenzo Barba aveva chiesto ed ottenuto il giudizio immediato nei confronti di Gavrila e Ionut. Ma i difensori hanno scelto di usufruire del rito abbreviato, che permette in caso di condanna, uno sconto fino ad un terzo della pena. Gavrila è accusato anche di una violenza , avvenuta a luglio del 2008. Quel fascicolo era destinato ad essere archiviato per essere rimasti ignoti gli autori del reato, ma a tirare in ballo il romeno, in questa vicenda, è stato proprio il connazionale Ionut.