28 agosto 2025
Aggiornato 00:30
Il responsabile dell’economia chiede una tregua all’interno della coalizione e il ritorno al dialogo

Tremonti: al Sud non c’è politico che non abbia un parente o compare nelle cliniche

Ma sulla leadership non ha dubbi: «La sintesi politica spetta a bossi e berlusconi»

ROMA - Il ministro dell’economia Tremonti getta un ponte verso Gianfranco Fini. Riconosce che è giusto aprire una discussione anche sui temi controversi «dove vince chi convince» perché questo non vuol dire cambiare la linea, ma «capire il programma elettorale». Quando però di passa a parlare di Sud, l’argomento che in questo momento sta a più cuore al Presidente della Camera, Tremonti non fa sconti e attacca a testa bassa: «Possibile- afferma in una intervista rilasciata la Corriere della Sera - che al Sud sia difficile trovare un amministratore che non abbia una moglie o una sorella, un parente o un compare proprietario di una clinica?».

FEDERALISMO FISCALE - Come se ne esce? Tremonti afferma che solo il federalismo fiscale sarà in grado di «chiudere la questione meridionale». Per il ministro l’Italia è divisa in due, con il Nord che produce più della media europea e il Sud che produce meno della media europea. Ma c’è un'altra questione, aggiunge ed è la criminalità e l’evasione fiscale che colpiscono più il Sud che il Nord. «Ci sono regioni come la Calabria che quasi non hanno più bilanci –aggiunge- e le giunte di Puglia e Campania sono quello che sono. Ecco perché oggi il federalismo fiscale è più che mai una questione nazionale, che va guardata non come il progetto di una forza politica, ma come il futuro dell’Italia».

NUOVE MAGGIORANZE - A Casini che ha Gubbio ha detto che in Parlamento basterebbero dieci minuti per formare una maggioranza in grado di fermare Bossi, Tremonti ha replicato. «Io non ci credo, comunque se fosse a sua volta non durerebbe più di dieci minuti». Il ministro ha poi spiegato che per risolvere i problemi del Paese ci vogliono i grandi numeri. Prodi non li aveva ed ha fallito: » Questi- ha aggiunto- non hanno nemmeno i numeri».

INTERVENTO DELLO STATO - Secondo il ministro l’intervento dei governi è riuscito ad evitare che la crisi economica globale si trasformasse in una catastrofe. Solo trasferendo la valanga dei debiti dal privato al pubblico è stato possibile evitare il collasso. Ma l’intervento dello Stato è stato utile anche per riaprire il capitolo delle regole. Un capitolo sul quale in campo internazionale i riflettori si sono accesi proprio grazie al governo Berlusconi.

DEBITO PUBBLICO - «La crescita del debito pubblico è causata dalla decrescita dell’economia. Comunque è la prima volta negli ultimi decenni che il nostro debito aumenta meno che negli altri Paesi. Inoltre l’Italia può vantare un enorme stock di risparmio privato, non ha un’economia drogata dalla finanza ed ha il secondo sistema manifatturiero d’ Europa. I conti con il debito pubblico non si devono fare con il passato, ma con il futuro. Un futuro che è tutto da scrivere».