26 aprile 2024
Aggiornato 05:00
Un editoriale di «FareFuturo» elenca le tre ragioni della fedeltà di Fini al Premier

«Gianfranco Fini non abbandonerà Silvio Berlusconi»

Ma intanto parte un attacco ai fedelissimi del Cavaliere «Cavalcano il berlusconismo guardando solo al loro interesse immediato»

ROMA - «Gianfranco Fini non abbandonerà Silvio Berlusconi». Esordisce con queste parole l’editoriale di Farefuturo a firma di Alessandro Campi, dopo l’attacco di Feltri al Presidente della Camera. «Non gli farà lo sgambetto fondando un nuovo partito, non darà una mano ai nemici di quest’ultimo annidati nel Palazzo, nelle redazioni dei giornali e nelle procure».

Insomma da una parte Fini annuncia querele contro «Il Giornale», ma dall’altra manda a dire al Premier in modo inequivocabile che il suo vero obiettivo non è lui, ma la Lega.

L’editoriale di Fare Futuro spiega anche i tre motivi per i quali la fedeltà di Fini non deve essere messa in discussione. Motivi che «sono dettati da motivazioni politiche e non dalla paura di essere travolto dal fango» che Vittorio Feltri minaccia di volergli versare addosso.

FEDELTA’ E SENTIMENTO - La prima ragione del nuovo giuramento di fedeltà di Fini, secondo quanto scrive l’editoriale di «Farefuturo magazin», è sentimentale: «quindici anni di collaborazione, amicizia , e incontri non si cancellano, spiega, d’ un colpo, solo perché nel frattempo sono insorti divaricazioni e attriti». «Riconoscenza e lealtà, aggiunge, non hanno nulla a che fare con i rapporti di potere, dove contano l’interesse e i tornaconti immediati di chi interpreta la politica a misura delle proprie miserie».

FEDELTA’ E CONVENIENZA - «Fini, scrive «Farefuturo» non ha alcuna convenienza ad apparire come colui che colpisce alle spalle il suo antico alleato, per di più in un momento di sua effettiva difficoltà e in una fase politicamente turbolenta e magmatica». L’elettorato non apprezzerebbe, aggiunge, e i tradimenti in politica non hanno mai portato fortuna a chi li commette.

FEDELTA’ E IDEE - Nessuno si vuole convincere, dice «Farefuturo, che quella che sta conducendo Fini non è una guerra di logoramento contro Berlusconi » che in effetti sarebbe un suicidio politico» , ma una battaglia di idee finalizzata a due obiettivi: «da un lato la creazione di un blocco sociale che possa stabilizzare il berlusconismo dandogli un futuro e rendendo permanenti le trasformazioni degli ultimi quindici anni; dall’altro la definizione un sistema di valori, di uno stile politico diversi da quelli che caratterizzano attualmente il centrodestra, meno orientati al populismo e alla demagogia, ma più orientati alle forze che si riconoscono nella famiglia del popolarismo europeo.

FINI E IL PDL - «Fini è stato chiaro a Gubbio», conclude «Farefuturo» , il Popolo della Libertà è e rimane il suo partito. Solo che lo vorrebbe diverso da come è attualmente».
In sintesi «Farefuturo» mette in mostra un Fini che non rinnega le ragioni di un cuore che, ci tiene a precisare, batte ancora per Berlusconi. Ma nello stesso tempo vorrebbe un Berlusconi diverso: nei rapporti interpersonali, che in politica vuol dire nei rapporti di potere; soprattutto attento a non lasciarsi trasportare dalle cattive amicizie in aree lontane dal «popolarismo europeo».
E’ un po’ come nelle liti fra fidanzati quando ci si conferma l’eterno amore, ma nello stesso tempo si chiede all’altro di essere un altro rispetto a quello che è.