19 aprile 2024
Aggiornato 15:30
In una intervista al Corriere della sera l'ex di AN minaccia la tenuta della maggioranza

Bocchino: «Fini non è solo, ha voti e deputati»

Ma a chi si è messo a fare i conti per ipotetici ribaltoni la Lega risponde con parole di scherno

ROMA - A parole nel Pdl tutti parlano della necessità di ricucire un filo del discorso fra Fini e Berlusconi che non si è ancora strappato, ma certo si è sfilacciato di brutto. Ma all'atto pratico in molti si stanno muovendo affinché all'auspicato incontro chiarificatore i due, ancora prima di aprire bocca, mettano bene in vista le pistole sul tavolo.
Berlusconi non ha certo bisogno di esibire il suo arsenale, la sua potenza di fuoco è fuori discussione. A sorpresa, però, anche Fini in queste ore sta dimostrando di essere tutt'altro che disarmato.

Ad aprire al pubblico l'armamentario del presidente della Camera ha provveduto Italo Bocchino, capogruppo vicario alla Camera e uno degli uomini più vicini a Fini, che in una intervista al Corriere della Sera ha annunciato che nei prossimi giorni metterà nelle mani di Silvio Berlusconi una lettera di protesta di una cinquantina di ex An insoddisfatti di come stanno procedendo le cose nel Pdl. Bocchino non esclude che ai cinquanta si possano aggiungere anche un'altra decina di forzisti. Bocchino anticipa che i cinquanta protestatari chiederanno un riequilibrio nel Pdl e nella coalizione troppo ripiegata sulla Lega e questo, dopo che Bossi ha dato del matto a Fini, è il minimo che ci si potesse aspettare dagli ex di An. Così come è scontato l' elenco delle doglianze per un modo di fare e disfare, nel governo come nella coalizione, che ignora sistematicamente l'ex capo di An e cofondatore del Pdl. Non parliamo poi del risentimento per le cene a due ad Arcore fra Bossi e Berlusconi: è un ritornello che ci riporta ai tempi dello strappo di Casini.

Quindi niente di nuovo? No, la novità e non da poco è che la lettera di Bocchino, più che ad evidenziare un malcontento all'interno della coalizione, serva ad una conta dei deputati che ancora sono fedeli a Gianfranco Fini e che quindi sarebbero disposti a seguirlo in future iniziative. La conta serve inoltre a dimostrare,a coloro che dall'inizio delle ostilità presentano Fini come un pesce rimasto solo a nuotare nel vaso mentre il branco naviga ormai felice in mare aperto, che non hanno fatto bene i loro calcoli. E a scanso di equivoci Bocchino aggiunge: «Berlusconi ci ascolti o il nostro voto favorevole su ogni provvedimento non sarà scontato, a partire a da quelli sui fondi da destinare al Sud».

LE NUOVE MAGGIORANZE DI CASINI - Quanto i «cinquanta» o addirittura sessanta siano blindati intorno a Gianfranco Fini si potrà sapere solo dopo le prossime mosse. Resta il fatto che improvvisamente si scopre che il Presidente della Camera sarebbe meno solo di quanto venisse descritto. L'intervista di Italo Bocchino inoltre è apparsa in concomitanza con le parole di Pierferdinando Casini che dagli stati generali dell'Udc si è spinto a dire che «se Bossi tira troppo la corda con i suoi diktat una maggioranza che lo freni si trova in dieci minuti anche senza Berlusconi».

LA RISPOSTA DELLA LEGA - All' affermazione di Casini, Bossi ha risposto con parole di scherno. » Chiunque coltivi progetti senza Berlusconi è prigioniero di una pia illusione» ha replicato Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, il quale ha rilevato che «gli italiani sono affezionati al bipolarismo e si sono abituati ad una politica centrata sull'assunzione chiara di responsabilità davanti agli elettori e non sulle manovre di Palazzo e che Berlusconi è garante di un movimento politico destinato a segnare la politica italiana per decenni».

SOGNI O SCENARI FUTURIBILI - Il quotidiano «La Repubblica« stamattina ha messo nero su bianco le ipotesi di Casini e gli annunci di Bocchino.
«La tabellina che circola nelle ultime 48 ore e sulla quale Pierferdinando Casini ha fondato il suo avvertimento è molto chiara e conta su 216 deputati del Pd, sui 36 dell'Udc e appunto sulla cinquantina di dissidenti o «riservisti» targati Pdl. Oltre ai 26 dipietristi. Si arriverebbe così a 328 deputati. In questo caso l'attuale maggioranza non sarebbe più tale perché potrebbe contare su 220 piedellini di stretta ortodossia berlusconiana più i 60 leghisti, quindi in totale su 280 deputati». «Fantapolitica», specifica Repubblica, ma poi aggiunge «per adesso».