Scontro su questione morale. I bersaniani: «Rischiamo rottura»
Tonini attacca. «D'Alema irritato per uso congressuale inchieste»
ROMA - Che quello della questione morale stesse diventando un vero terreno di scontro nel Pd si era capito già da giorni e l'intervista a Giorgio Tonini pubblicata dal Riformista ha fatto solo da detonatore ad un ordigno già pronto. Le inchieste pugliesi, del resto, difficilmente potevano restare fuori dal dibattito congressuale, il ruolo di primo piano di Massimo D'Alema in quella regione è un fattore che difficilmente può essere trascurato da chi nel partito sta sulla sponda opposta.
L'area veltronian-franceschiniana, seppure con qualche dubbio da parte di alcuni esponenti vicini al segretario, sta progressivamente alzando il tiro e sono Anna Finocchiaro e Nicola Latorre a dare voce ad un pensiero che lo stesso Pierluigi Bersani condivide: se si va avanti così diventerà difficile stare nello stesso partito. Lo stesso D'Alema, raccontano, è fortemente irritato e preoccupato per la piega che sta prendendo il dibattito nel Pd e per l'uso della vicenda pugliese a fini congressuali. In una intervista che uscirà domani, D'Alema tornerà a negare qualsiasi rapporto con Tarantini e a criticare Berlusconi, criticando appunto chi dalla sua parte usa le vicende pugliesi per fare battaglia politica.
Del resto, già nei giorni scorsi, come detto, la vicenda era stata sollevata. Aveva iniziato il veltroniano Walter Verini, replicando a Rosy Bindi che aveva accusato Franceschini e Veltroni di aver «distrutto» il Pd. Verini, in risposta, aveva spiegato che la causa delle difficoltà del Pd sono piuttosto da ricercare nelle «poco edificanti esibizioni televisive di scambio di pizzini (episodio di cui fu protagonista il dalemiano Nicola Latorre, ndr)» e nelle «incredibili vicende napoletane», oltre che nella «sottovalutazione da parte di alcuni della questione morale...».
Oggi Tonini è andato ben oltre: «Non si può tacere - ha detto al Riformista - che la componente politica dell'ex ministro è fondata su un modello che va cambiato radicalmente. E' quello dei Bassolino, dei Loiero, di quelli che amministrano la Puglia degli scandali. Tutti loro, e non a caso - per Tonini - sostengono Bersani nell'ottica di un disegno che rinuncia alle 'rotture' necessarie».
Un attacco che, nonostante la successiva precisazione del senatore democratico («Il titolo della mia intervista al 'Riformista' non riporta le mie parole«), ha scatenato la reazione degli avversari. Bersani, raccontano, ha reagito molto male quando ha letto l'intervista a Tonini: da parte della mozione Franceschini, è il ragionamento che si fa in ambienti bersaniani, c'è solo il tentativo di «smontare», di distruggere tutto pur di non dare la vittoria a Bersani. Per questo, aggiungono, «si parla di malasanità, questione morale, etc... ci si inventa di tutto: il Pci, il passato, il centrismo...».
Una irritazione che si estende anche ai Tg Rai che, secondo l'entourage di Bersani, privilegiano il segretario del Pd. L'ex ministro, quando prende la parola, lascia solo trasparire la sua irritazione: quello della questione morale, dice, «è un argomento fuori luogo, stiamo tutti attenti a darci qualche buffetto ma a non picconare la ditta». Più espliciti i suoi collaboratori e sostenitori: il coordinatore della mozione Filippo Penati parla di «imbarbarimento del congresso» e invita Franceschini a prendere le distanze; Rosy Bindi definisce la polemica «bassa lotta politica» per «cercare di lucrare un vantaggio congressuale da vicende giudiziarie»; Vannino Chiti chiede a tutti di «fermarsi finché si è in tempo».
Ma sono la Finocchiaro e Latorre a spingersi più in là, evocando traumatiche scissioni: «L'intervento di Tonini - dice Latorre - avrebbe come conclusione logica l'impossibilità di stare nello stesso partito». Secondo Latorre «in questo modo si fa solo del male» e «non si aiuta a rilanciare il progetto del Pd». E per la Finocchiaro «si ha come l`impressione che nel Partito ci siano i germi di divisioni e di separazioni irrecuperabili».
In realtà, anche qualche autorevole esponente della mozione Franceschini nutre perplessità sulla scelta di agitare la questione morale: giusto, dicono, che Franceschini metta l'accento sulle differenze che lo distinguono da Bersani (come peraltro sollecitano i veltroniani), ma non sul tema della moralità. Altri, però, come la fassiniana Marina Sereni, si schierano con Tonini: «Il problema del rapporto tra la politica e affari è delicato e non va brandito come un'arma di distruzione di massa - concede - ma non possiamo escludere dalla nostra agenda il tema della questione morale e della trasparenza. Al di là delle vicende giudiziarie, viene al pettine il nodo del rapporto tra sistemi complessi, come quelli della politica e della sanità. Credo sia giusto fare un'analisi, anche severa, su un ciclo di amministrazione, di governi locali, che ha visto nostri dirigenti impegnati in prima fila».
Franceschini, oggi, non ha detto una parola sull'argomento. Ma giovedì scorso era intervenuto in prima persona: «C'è una competenza giudiziaria, ci sono delle valutazioni morali sui comportamenti che non sono oggetto di valutazioni di partito ma dietro c'è qualcosa: bisogna trovare il modo di rompere il legame fra la politica e la gestione della sanità». Il segretario, raccontano, è convinto che si giocherà la partita alle primarie (i primi dati del voto degli iscritti, sia pure parzialissimi, danno Bersani in testa) ed è deciso a rivolgersi proprio a quel 'target' di elettori. «Bisogna dire con chiarezza - ha detto stasera - che il congresso è solo un percorso per determinare le candidature per i segretari per le primarie». E alle primarie, ha ripetuto a diversi collaboratori, più sarà alta l'affluenza più sarà probabile la vittoria.