30 luglio 2025
Aggiornato 16:30
Politica. La «sfida» PDL

Muro contro muro Fini-Berlusconi, finora a vuoto mediazioni

Serve chiarimento a due, il «discorso di Gubbio» allarga solco

GUBBIO - Non è tempo di ambasciatori, in casa Pdl. Da quando lo scontro fra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi ha subito un`improvvisa accelerazione, infatti, la classe dirigente si confronta, litiga, discute. Non è ancora il momento delle scelte definitive, l`auspicio dei più è che a una sintesi prima o dopo si arrivi, ma generali e soldati semplici si posizionano sul campo di battaglia, falliti uno dopo l`altro i tentativi di mediazione fra i due leader.

Ma la nota del Presidente della Camera sul delicato capitolo delle inchieste di mafia dimostra che Fini non ha intenzione, per ora, di arretrare. Una dichiarazione che rivendica quanto affermato ieri, una sottolineatura delle parole del Guardasigilli volta a respingere al mittente le accuse che in via ufficiale, e soprattutto informale, gli sono pervenute dalla quasi totalità dello stato maggiore del Pdl.

«Grembiulini e compassi» - Il primo a indossare senza successo i panni di ambasciatore era stato Ignazio La Russa. Il coordinatore, colta la portata dell`affondo finiano, aveva provato a ridimensionare le parole sulle inchieste di mafia. Un passaggio più che sgradito alla platea di Gubbio, che aveva fatto letteralmente infuriare Sandro Bondi e Denis Verdini, Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello. Un contatto, quello fra La Russa e Fini, che non ha portato all`esito sperato. Raccontano che Fini abbia ribadito le proprie ragioni, tanto che il tentativo di gettare acqua sul fuoco non ha bloccato sul nascere la polemica. Un altro passaggio, sembra, ha innervosito la platea di Gubbio, quel riferimento di Fini al fatto di non frequentare «grembiulini e compassi».

«E' il momento di smetterla» - Fallita la mediazione di La Russa (anche Gianni Letta sta tentando di mediare con il presidente della Camera), ieri è stato il giorno delle recriminazioni, presenti diversi ministri, il Presidente del Senato Renato Schifani e lo stato maggiore pidiellino. A pranzo, dopo una mattinata di lavori, Fini ha fatto capolino con insistenza e agli ex An è stato recapitato un messaggio: «A Gianfranco bisogna dire che adesso è il momento di smetterla», è stato il refrain.

«Stragi di mafia» - Ma Fini aveva già detto la sua, questa volta dettando alle agenzie la nota sulle stragi di mafia. Una nota che puntava a evidenziare l`apertura di Alfano sulle inchieste e, al contempo, mostrare le differenza di veduta fra le parole ufficiali del Guardasigilli e quelle pronunciate ieri dai vertici del Popolo delle libertà. Tanto che, all`ora del caffè, lo stesso Schifani si sincerava del virgolettato del ministro della Giustizia, dopo che alcuni siti internet evidenziavano linee contrapposte fra lui e Alfano.

Fini, intanto, aspetta. La settimana prossima dovrebbe esserci il faccia a faccia con Berlusconi. Oggi, intanto, i due si vedranno alla cena a Villa Madama offerta ai presidenti dei Parlamenti dei Paesi del G8. Chi conosce Fini lo descrive come fermo sulle sue posizioni, per nulla pronto a mollare la presa. «E` una partita che devono risolvere direttamente Fini e Berlusconi, senza mediazioni e mediatori», sostiene un finiano. E forse anche per questo si spiegano le tensioni delle ultime settimane fra il presidente della Camera e buona parte della classe dirigente del partito.