29 marzo 2024
Aggiornato 15:00
Scuola

Presidi: «troppi bocciati? Scorso anno si diceva contrario»

Anp: «editoriali su La Stampa pongono problemi più complessi»

ROMA - «L'aumento del numero di bocciati nelle scuole italiane non è un buon segnale, ma ricordiamoci che l'anno scorso ci si lamentava del contrario»: così Giorgio Rembado, il presidente dell'Associazione nazionale presidi (Anp), interpellato da Apcom, commenta le critiche mosse al sistema scolastico italiano, attraverso due editoriali pubblicati sul quotidiano La Stampa, dall'oncologo Umberto Veronesi e dal docente universitario Luca Ricolfi.

«La realtà - sostiene oggi Ricolfi, che insegna analisi dei dati all'Università di Torino - è che la maggior parte dei giovani che escono dalla scuola e dall'università è sostanzialmente priva delle più elementari conoscenze e capacità che un tempo scuola e università fornivano. Partita con l'idea di includere le masse fino allora escluse dall'istruzione, la generazione del '68 ha dato scacco matto proprio a coloro che diceva di voler aiutare».

Ma la strada più idonea per aiutare gli studenti non sarebbe quella della maggiore selezione. «Sono convinto - ha scritto ieri Veronesi sempre su 'La Stampa' - che la punizione (quale di fatto è la bocciatura alla maturità) non serva alla maturazione di un diciottenne. Servirebbe invece che la scuola fosse un luogo di formazione di una coscienza individuale, ruolo oggi giocato prevalentemente dalla tv e da Internet».

Pareri sostanzialmente condivisi dal presidente dell'Anp: «E' pacifico - sostiene il sindacalista dei dirigenti scolastici - che l'innalzamento del numero dei respinti è un segnale negativo». Rembado sostiene che la bocciatura è solo l'ultimo anello di un sistema scolastico sempre più «complesso», erroneamente poco incentrato sulla meritocrazia e quindi sicuramente da migliorare. Ma «che non si può certo liquidare in quattro battute».

«E' altrettanto vero - sottolinea il dirigente-sindacalista - che sarebbe altrettanto negativa una promozione di massa con studenti non all'altezza delle competenze certificate attraverso i diplomi conseguiti. Tanto è vero che fino allo scorso anno molti addetti ai lavori si lamentavano proprio di questa tendenza a promuovere molti studenti senza una preparazione adeguata».

Quello che mancherebbe è quindi un progetto formativo chiaro, che punti a determinati obiettivi di fondo. E che soprattutto venga mantenuto negli anni, spesso a seguito dei cambi di governo. «Non si può continuare a dire tutto e il contrario di tutto - continua Rembado - sconfessando periodicamente quello che si diceva pochi mesi prima. Così non può andare bene: sarebbe il caso - conclude il presidente Anp - che una volta per tutte ci si metta d'accordo».