28 marzo 2024
Aggiornato 21:00
Disastro ferroviario

Viareggio: sale a 19 il conto dei morti, la Procura indaga

In corso l'identificazione delle salme, servirà qualche giorno

VIAREGGIO - Diciannove morti in attesa di una sepoltura, dieci quelli che hanno un nome e un cognome, venticinque feriti di cui troppi in condizioni gravissime, centinaia di sfollati che cominciano timidamente a rientrare nelle loro case: sono i numeri che scandiscono l'ultimo giorno di lutto cittadino a Viareggio, dopo il terribile incidente ferroviario della notte fra il 29 e il 30 giugno. L'ultima vittima delle ustioni è una donna: si è arresa alle 14.30 di ieri, all'Ospedale della Versilia, era apparsa da subito in condizioni disperate. L'identificazione dei morti senza nome prosegue, e prosegue l'indagine della Procura di Lucca, ora alla fase degli accertamenti documentali, del sequestro dei mezzi e degli esami.

«Anche se non escludiamo nessuna pista, lavoriamo su una ipotesi probabile, il cedimento di una componente meccanica di uno dei vagoni», dice il procuratore capo di Lucca, Aldo Cicala, a confermare le impressioni del primo giorno. Che il vagone cisterna sotto accusa fosse una 'carretta', piuttosto che un carro, sembra sempre più evidente anche a Silvio Berlusconi: l'incidente «forse non è solo causato dalla malasorte», osserva il premier dall'Abruzzo. «Anche se venissero tranciate le valvole - osserva Andrea Gambacciani (Filt-Cgil) - una cisterna deve essere costruita in modo tale che il gas non fuoriesca, tant'è vero che in altri casi di cisterne deragliate non c'è stata fuoriuscita».

Risponde parallelamente l'amministratore delegato delle Fs Mauro Moretti, che oggi è stato sentito in Senato: «Il carro che ha provocato l'incidente è stato omologato nel 2004 in Germania - ha detto - ma abbiamo scoperto che la componentistica della sicurezza era del 1974 ed era stata fabbricata nella ex Germania est». Da verificare l'ipotesi, lanciata dal tecnico di Rfi Riccardo Antonini, di una vecchia «saldatura abborracciata» trovata sul punto di rottura dell'asse, insieme alla ruggine. Moretti smentisce seccamente: «Ho letto cose aberranti dette da persone che si sono qualificate come tecnici - ha replicato - non c'è stato nessun tipo di saldatura rotta, si è trattato di uno strappo, punto».

Ed è stata strappata alla vita, oggi, Abou Talib Aziza: vittima numero 19, era la moglie di Mohamed Ayad, morto ieri all'ospedale di Cesena, e la madre di Hamza Ayad, il ragazzo di 17 anni morto nel tentativo di salvare la sorellina di 4 anni Iman, morta poi al Bambin Gesù di Roma la notte successiva a quella dello scoppio. Ibtzen, la figlia più grande, è l'unica superstite di una famiglia polverizzata dalle fiamme come l'asfalto di via Ponchielli, messa sotto sequestro dai magistrati di Lucca. «E' possibile che, anche per pochissime unità, il numero delle vittime non rimanga 19», osserva a bassa voce il direttore generale dell'Asl 12 di Viareggio, Giancarlo Sassoli: altri 19 feriti, ricoverati fuori dalla Versilia, sono infatti in pericolo di vita. In conferenza stampa, i medici viareggini lasciano intendere che salvare la maggior parte di loro sarebbe un miracolo.

Gli uomini della Polizia scientifica, insieme ai medici nominati dalla Procura, lavorano alacremente per dare un nome a chi ancora non ce l'ha, sfigurato dalle fiamme: a questi «possiamo attribuire un nome al 90% - spiega Valeria Franzoni, dirigente del gabinetto regionale della Scientifica - ma non è ancora possibile ufficializzare l'identificazione perché non è stato ancora fatto il riconoscimento da un parente o con il Dna, ma solo attraverso effetti personali come braccialetti o collane».

E' il caso di una giovane donna ferita, riconosciuta per un tatuaggio alla caviglia. Per identificare tutte le vittime, anche attraverso il test del Dna, ci vorrà ancora un paio di giorni: il sindaco Luca Lunardini sta lavorando ad un funerale comune per vittime cristiane e musulmane, come accaduto per il terremoto in Abruzzo, da tenersi forse fra una settimana. Per realizzarlo «ci sono già stati contatti con l'Imam», dice Lunardini.