25 aprile 2024
Aggiornato 20:00

G8: Napolitano propone «tregua», Berlusconi sottoscrive. No da IDV

Soro (Pd): «Ok, ma premier la rispetti. Sinistra critica»

ROMA - A dieci giorni dall'avvio del G8 all'Aquila, il Capo dello Stato Giorgio Napolitano si appella al mondo della politica e dell'informazione per chiedere una «tregue nelle polemiche» nell'interesse del Paese alla vigilia del summit. Il presidente della Repubblica, ieri a Capri per festeggiare il suo 84° compleanno, invoca un armistizio dopo settimane di scontro frontale fra le forze politiche. L'appello viene subito sottoscritto dal Cavaliere, mentre l'Italia dei valori e la sinistra radicale lo respinge al mittente. Il Pd, dal canto suo, distingue: giusto il monito del Colle, ora il premier lo rispetti.

«Capisco le ragioni dell'informazione e della politica - dice di buon mattino Napolitano, che ha avuto un lungo colloquio telefonico con il Cavaliere per gli auguri di compleanno - ma penso che sarebbe giusta, vista la delicatezza di questo grosso appuntamento internazionale che è il G8, una tregua nelle polemiche». Parole benedette da Berlusconi: «Mi sembra logico che il Capo dello Stato rivolga un invito del genere e mi sembra altrettanto logico che questo invito sia accolto».

PD - Anche il Partito democratico considera positivo l'intervento del Presidente della Repubblica. Per il capogruppo del Pd alla Camera Antonello Soro l'appello è «molto saggio» e «assolutamente giusto» ma, distingue, «il primo a doverlo accogliere dovrebbe essere il Presidente del Consiglio. Forse inconsapevolmente è sempre stato lui a voler determinare scontri con esternazioni e accuse continue. Se il premier si occupasse di più solo dei problemi reali del Paese di certo moltissime delle polemiche più aspre non ci sarebbero state». D'altra parte, sostiene Soro, «dall'opposizione non sono mai venute provocazioni anche sulle più recenti vicende riguardanti lo stesso premier, ma solo prese di posizione volte a chiedere chiarezza sui fatti emersi per quanto di pubblico interesse del Paese».

PDL - Anche il resto del Pdl sottoscrive l'uscita pubblica di Napolitano. Il vicecapogruppo dei senatori del Popolo delle libertà, Gaetano Quagliariello, sostiene che il Capo dello Stato «ha dato atto ancora oggi, come dall'inizio del suo mandato, di interpretare il suo supremo ruolo di garante nell'interesse della nazione e del bene condiviso di tutti i cittadini italiani».

UDC - Stessa linea dell'Udc: per il segretario Lorenzo Cesa «oggi la politica ha l'occasione di fare a Napolitano un regalo di compleanno davvero gradito, raccogliendo il suo appello e abbandonando i toni accesi e le violente polemiche di queste settimane».

IDV - Chi invece non gradisce l'appello alla tregua è Antonio Di Pietro. Il leader dell'Idv prima insiste sulla necessità di sfiduciare anche prima del G8 Berlusconi, il cui governo rappresenta «un cancro politico» e per il quale «in tutto il mondo ridono di noi». Poi si rivolge direttamente a Napolitano, invitandolo a «non guardare il dito ma la luna: non si tratta di polemiche ma di fatti. E' un fatto che sere fa magistrati della Corte costituzionale hanno invitato a pranzo l'imputato nei cui confronti devono decidere per il lodo Alfano. Ed è un fatto che il premier tutti i giorni si fa leggi che servono a lui e agli amici suoi». Dichiarazione subito stigmatizzata da Fabrizio Cicchitto. Il capogruppo dei deputati del Pdl si augura che l'appello «non cada nel vuoto», poi aggiunge: «Registriamo che Di Pietro ha perso un'ottima occasione per tacere».

SINISTRA - Sulle barricate salgono anche Prc e Pdci. Per Paolo Ferrero non è «raccoglibile l'appello del presidente della Repubblica: il problema non è di smetterla con le polemiche ma quello di aprire una seria discussione sui problemi del Paese, problemi che vengono regolarmente ignorati dalla politica». Per il comunista italiano Jacopo Venier, il partito di Oliviero Diliberto non ha «mai fatto polemica per il gusto della rissa ma abbiamo sempre denunciato e lo faremo anche nei prossimi giorni ciò che ci sembra inaccettabile, perchè la critica è il sale della democrazia. L'invito del Presidente della Repubblica, quindi, non è rivolto a noi».