20 aprile 2024
Aggiornato 16:00
Partito Democratico

No di Franceschini-Bersani rinvio assise. Ma idea tentava molti

Perplessi D'Alema e Marini. Finocchiaro dice no a conta di nomi

ROMA - Il giorno dopo i ballottaggi non c'è più tregua che tenga, la campagna precongressuale entra nel vivo, la lettura dei risultati delle amministrative assume sfumature assai diverse nelle varie 'correnti' del Pd e l'ipotesi di un rinvio del congresso, sussurrata da varie settimane qua e là, viene pubblicamente avanzata da Sergio Chiamparino. Un'idea che non è solo nella testa del sindaco di Torino, sono in molti nel partito a mostrarsi freddi rispetto alla conta tra Dario Franceschini e Pierluigi Bersani e non è certo un caso che siano stati proprio loro due a chiudere la porta rispetto a ipotesi di rinvio. I due hanno parlato oggi della vicenda a quattr'occhi, dopo la segreteria e alla fine hanno pronunciato parole simili. "Il congresso si farà in autunno come stabilito dallo statuto", ha detto il segretario al termine della segreteria che oggi ha esaminato il regolamento congressuale che verrà sottoposto al voto della direzione di venerdì. E Bersani, poco dopo, gli ha fatto eco: "Sono d'accordo con quello che ha detto Franceschini il congresso bisogna farlo".

I giochi non sono ancora del tutto chiusi, alla direzione di venerdì più d'uno solleverà la questione, Anna Finocchiaro pare intenzionata a chiedere un "confronto di idee e non una conta sulle persone", un dibattito capace di mettere in capo una proposta politica del Pd in vista delle regionali. Ma allo stato sembra difficile che il rinvio possa concretizzarsi. Certo, nelle dichiarazioni di diversi dirigenti non si fatica a trovare perlomeno freddezza rispetto all'ipotesi del congresso a ottobre: "Eviterei ora di aprire il dibattito tra chi vuole rinviare il congresso e chi non vuole", dice Latorre. "C'è una riunione della direzione, se qualcuno avanzerà la proposta se ne discuterà". Massimo D'Alema, del resto, non nasconde la sua freddezza, prima usa la sua abituale ironia ("Hanno esaminato il regolamento congressuale in segreteria? Allora hanno già deciso..."), poi aggiunge: "In direzione ci porteranno la proposta della segreteria e la voteremo. E' raro che io voti contro gli organismi dirigenti. Sono sempre allineato, è una regola di vita". Non proprio quello che si definirebbe un convinto sostegno all'idea di andare al congresso subito.

In realtà, raccontano che l'ex ministro degli Esteri da tempo non consideri affatto un'eresia l'ipotesi di un rinvio del congresso. Ma viene anche spiegato che per D'Alema, al punto in cui siamo, si potrebbe arrivare a questa decisione solo se dovesse precipitare la situazione del Governo o, in alternativa, se ci fosse una sostanziale unanimità nel partito. Unanimità che, come è apparso evidente dalle dichiarazioni di oggi di Franceschini e Bersani, al momento non c'è affatto.

E' vero che secondo qualcuno anche Franco Marini avrebbe visto di buon occhio una soluzione di transizione capace di evitare una conta. E sullo stesso Piero Fassino, che pure è stato tra i grandi elettori di Franceschini, c'è la pressione di alcuni dei suoi, da Antonello Cabras a Fabrizio Morri, per tentare un rinvio. Ma l'ex segretario Ds non ritiene praticabile questa soluzione, pensa che solo in caso di una situazione di emergenza, come una crisi di governo, si potrebbe pensare di congelare il congresso.

Anche la lettura del risultato dei ballottaggi offre sfumature diverse. Se Franceschini ieri aveva festeggiato l'inizio del "declino" del centrodestra, sono in molti tra gli ex Ds ad apparire molto meno entusiasti. Bersani riconosce l'onore delle armi a Franceschini per "l'impegno", ma aggiunge: "Nell'insieme - precisa - non è stato un risultato buono per noi, ma non tanto cattivo da impedirci di vedere che la destra deve ridimensionare le sue aspettative e che noi possiamo riprendere il cammino". E D'Alema sintetizza: "Non abbiamo vinto ma il centrodestra non ha sfondato e abbiamo tenuto molte posizioni importanti". Per l'ex ministro degli Esteri, semmai, il dato più importante è il successo dell'alleanza con l'Udc sperimentata in molte città pugliesi.

Insomma, la partita congressuale è davvero al via, Franceschini dovrebbe annunciare ufficialmente la sua decisione a breve e Bersani ha ieri presentato le linee guida delle sue 'Idee per il Pd e per l'Italia'. Il rinvio delle assise sembra difficile, al segretario, viene riferito, sarebbe stato proposto di prendere in considerazione un rinvio fino a dopo le regionali, ma Franceschini per ora non sembra affatto disposto ad accettare. Tanto più che secondo qualcuno la gestione del partito, nel frattempo, andrebbe affidata ad un organo collegiale più che al segretario in carica. Insomma, allo stato sembra proprio che la direzione di venerdì finirà per approvare il regolamento congressuale e avviare il percorso che porterà alle primarie del 25 ottobre per l'elezione del nuovo segretario.