2 maggio 2024
Aggiornato 10:00
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Istat: in Italia crescono residenti e nati, grazie agli stranieri

Bilancio 2008: superata quota 60 mln, crescono i morti italiani

ROMA - Nel corso del 2008 la popolazione residente in Italia ha superato la soglia dei 60 milioni di abitanti, esattamente 50 anni dopo il superamento dei 50 milioni di abitanti, avvenuto nel 1959: oggi nella Penisola risiedono 425.778 persone in più dall'ultimo rilevamento. Lo dice l'Istat, che ha pubblicato il 'Bilancio demografico nazionale 2008': allo scorso 31 dicembre la popolazione complessiva risultava infatti pari a 60.045.068 unità, mentre alla stessa data del 2007 ammontava a 59.619.290.

L'incremento è quantificabile in uno 0,7%, ed è dovuto completamente alle migrazioni dall'estero. Secondo l'Istat complessivamente la variazione di popolazione è stata determinata dalla somma delle seguenti voci di bilancio: il saldo del movimento naturale pari a -8.467 unità, il saldo del movimento migratorio con l'estero pari a +453.765, un incremento dovuto al movimento per altri motivi e al saldo interno pari a -19.520 unità.

Rimane praticamente invariata la ripartizione geografica rispetto al 2007: il 26,5% vive nel nord-ovest, il 19,1% nel nord-est, il 19,6% al centro, il 23,6% al sud, l'11,2% nelle isole.

La popolazione residente in Italia al 31 dicembre 2008 vive per il 99,5% in famiglie: le famiglie anagrafiche sono 24 milioni e 641 mila circa, il numero medio di componenti per famiglia risulta stabile rispetto all'anno precedente ed è pari a 2,4. Il valore minimo è di 2 e si rileva in Liguria, mentre il massimo è di 2,8 in Campania. Il restante 0,5 per cento della popolazione, pari a circa 323 mila abitanti, vive in convivenze anagrafiche (caserme, case di riposo, carceri, conventi).

La stima della quota di stranieri sulla popolazione totale è pari a 6,5 stranieri ogni 100 individui residenti e risulta in crescita rispetto al 2007 (5,8 stranieri ogni 100 residenti). L'incidenza della popolazione straniera è molto più elevata in tutto il Centro-Nord (rispettivamente 9 e 8,6% nel nord-est e nel nord-ovest e 8,3% al centro), rispetto al Mezzogiorno, dove la quota di stranieri residenti è solo del 2,4%.

Nel corso del 2008 sono nati 576.659 bambini (12.726 nati in più rispetto all'anno precedente) e sono morte 585.126 persone (14.325 in più rispetto all'anno precedente). Pertanto il saldo naturale, dato dalla differenza tra nati e morti, è risultato negativo e pari a -8.467 unità, con una serie che negli ultimi 5 anni alterna valori positivi e negativi, ma sempre molto vicini allo zero. La figura 1 ben evidenzia tale andamento, con la curva dei morti quasi sempre sovrastante quella dei nati vivi, a eccezione degli anni 1992, 2004 e 2006. Il saldo naturale è positivo nel Mezzogiorno mentre nel Centro-Nord si conferma negativo.

L'incremento dei nati si registra nelle regioni del centro (6,1%), del nord-ovest (2,5%), del nord-est (2,3%) e nelle isole (1,2%), mentre nelle regioni del sud si evidenzia un lieve decremento (-0,5%). A livello nazionale, si conferma una tendenza all'aumento nel lungo periodo: l'ammontare complessivo di nascite risulta più elevato di quello relativo a tutti i 16 anni precedenti, una tendenza da mettere in relazione alla maggior presenza straniera regolare.

Anche il numero di decessi è superiore a quello dell'anno precedente, ma al contrario di quanto avviene per la natalità per la mortalità il peso della popolazione straniera risulta irrilevante, a causa della composizione per età particolarmente giovane rispetto alla popolazione italiana. Il tasso di mortalità è ovviamente più elevato nelle regioni a più forte invecchiamento. Tra le regioni del nord: Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Emilia-Romagna e Valle d'Aosta presentano tassi di mortalità superiori alla media nazionale (9,8 per mille). A queste si aggiungono tutte le regioni del centro, con la sola eccezione del Lazio, dove il tasso di mortalità (9,2 per mille) è inferiore alla media nazionale. Tra le regioni del mezzogiorno, Molise e Abruzzo che presentavano già nel 2006 e nel 2007 un tasso di mortalità più elevato della media nazionale si confermano nella posizione con valori rispettivamente pari a 11,1 e 10,3. Le altre regioni 'più giovani' fanno registrare, ovviamente, tutte valori inferiori alla media nazionale.