28 agosto 2025
Aggiornato 02:30
In primo piano

Cresce il «bullismo digitale», vittima uno studente su tre

Sms offensivi, minacce su cellulare, video e foto molesti

ROMA - Vent'anni fa c'erano le scritte sui muri o le voci malevole sul conto della vittima di turno. Oggi i ragazzi mettono su YouTube video imbarazzanti dell'amico da ridicolizzare, bombardano i loro 'bersagli' con scherzi telefonici e sms offensivi e minacciosi, intasano la posta elettronica di email di insulti. È il cyberbullismo, un fenomeno in crescita: è infatti vittima di un cyberbullo uno studente su tre, soprattutto a scuola e durante l'anno della maturità.

Lo dimostra una ricerca condotta su 700 studenti delle scuole medie superiori di Chieti dalla cattedra di Psichiatria dell`Università di Chieti in collaborazione con la Cooperativa Lilium di accoglienza e recupero di minori provenienti da tutta Italia; i risultati saranno presentati in anteprima durante il Convegno Nazionale interdisciplinare «Abusi, maltrattamenti, violenze sui minori: i professionisti si interrogano», a Pescara dal 25 al 26 giugno. E gli psichiatri avvertono: in un caso su dieci la vittima di bullismo digitale soffre di depressione, mentre i cyberbulli sono destinati a sviluppare in futuro disturbi antisociali nell'8 per cento dei casi.

MATURITA' - Secondo i dati raccolti, la metà degli episodi di cyberbullismo avviene durante l`anno dell`esame di maturità, quando si esasperano i confronti fra studenti. In 4 casi su dieci si prende di mira la vittima per il modo di vestire o un difetto fisico, in 3 su dieci per il colore della pelle o per il buon rendimento scolastico; in un caso su due gli episodi si ripetono più volte e il 70 per cento degli atti di bullismo digitale ha per teatro la classe o altri luoghi della scuola. "Durante l'esame aumentano lo stress e la paura di essere inadeguati; ciò si traduce in atteggiamenti aggressivi verso i compagni ritenuti più deboli e manipolabili perché incapaci di difendersi", osserva Massimo di Giannantonio, coordinatore della ricerca e Ordinario di Psichiatria all'Università di Chieti. I motivi che spingono i ragazzi ad assumere atteggiamenti di prepotenza "digitale" nei confronti di altri sono gli stessi del bullismo tradizionale: il tentativo di ottenere maggiore popolarità nel gruppo, la voglia di riscattarsi o vendicarsi, il semplice divertimento per passare il tempo e vincere la noia. Sono a rischio di diventare cyberbulli i ragazzi che passano molto tempo in rete, magari frequentando gruppi online dove si affrontano temi legati a comportamenti sessuali a rischio o violenti, e quelli che amano i videogiochi con contenuti inadeguati o aggressivi: questi elementi, infatti, rinforzano nei ragazzi l'idea che tutte le interazioni virtuali e la violenza online siano "solo un gioco".

DEPRESSIONE - Purtroppo in un caso su dieci le vittime di bullismo elettronico manifestano sintomi di depressione e il 35% di chi ha subito molestie digitali è stato poi oggetto di approcci sessuali indesiderati anche nella vita reale. L'8% dei cyberbulli è destinato a sviluppare un comportamento antisociale e problematico, fra cui vandalismo, furti, tendenza ad assumere alcolici. "I bulli esportano nella società comportamenti appresi in famiglia: se in casa non c'è interesse verso i figli né dialogo e prevalgono sopraffazione e violenza, si hanno tutte le premesse perché il figlio diventi un bullo - riprende lo psichiatra - Al contrario, se in famiglia c'è la tendenza alla menzogna e a fuggire dalle responsabilità e dai problemi, si pongono le basi perché i ragazzi siano oggetto di sopraffazioni. Il modo migliore per mettere al riparo i figli dal bullismo, o almeno far sì che poi raccontino le loro esperienze, è educarli all'indipendenza, al rispetto delle regole, alla sicurezza in se stessi".

CRESCE ANCHE IL BULLISMO TRADIZIONALE: alle superiori uno studente su due ne è vittima o spettatore. Nel 26% dei casi si manifesta con prepotenze fisiche come calci, spintoni, danni alle cose; nel 40% dei casi l'aggressione è verbale e il bullo minaccia, offende, prende in giro o racconta storie false sul conto della vittima. Purtroppo in un caso su due la vittima non ne parla con nessuno. Nemmeno con gli insegnanti, che nell'80%dei casi dichiarano di aver assistito o di sospettare fenomeni di bullismo nella loro classe. I più sensibili al tema sono i docenti più giovani, che dimostrano di accorgersi più degli altri dell`esistenza del fenomeno. Ma non di rado gli insegnanti stessi sono vittime di prepotenze da parte dei ragazzi, così come le strutture scolastiche diventano teatro di atti vandalici.