26 aprile 2024
Aggiornato 22:00
Italia-Libia

Il figlio dell'eroe al Mukhtar con Gheddafi a Roma

L'ottantenne Mohammed incontrò Berlusconi a Bengasi nel 2008

ROMA - Nella folta delegazione che accompagna Muammar Gheddafi a Roma c'è anche il figlio di Omar Al Mukhtar, leader della resistenza anticoloniale libica contro gli italiani negli anni Venti considerato da Tripoli un eroe nazionale. Lo hanno riferito ad Apcom fonti dell'ambasciata della Giamahiria.

Sull'uniforme indossata da Muammar Gheddafi nel primo giorno della sua visita ufficiale a Roma, c'è del resto appuntata una foto di al Mukhtar, religioso libico - noto come 'Il Leone del Deserto' - che guidò la resistenza dal 1912 per quasi vent'anni e fu catturato, processato e impiccato nel 1931. L'immagine indossata da Gheddafi «immortala il momento della cattura del nostro eroe nazionale da parte degli italiani» conferma la fonte libica.

«Tra l'altro - aggiunge il funzionario dell'ambasciata - il figlio dell'eroe della resistenza, Mohammed accompagna il fratello colonnello nel suo viaggio in Italia». Di Mohammed, oggi ottantenne, si era già parlato l'anno scorso, in occasione della firma del trattato italo-libico di Amicizia e cooperazione il 30 agosto a Bengasi.

I media libici avevano infatti scritto che durante la cerimonia il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi aveva baciato la mano all'erede di Al Mukhtar, con un gesto altamente simbolico per la conclusione del contenzioso fra i due paesi per il passato coloniale. Il leader della guerriglia libica fu condannato a morte il 15 settembre 1931 su ordine di Mussolini che, nel suo telegramma ai giudici, li incoraggiò a concludere il processo con una «immancabile condanna».

L'esecuzione avvenne alle 9 del mattino del 16 settembre 1931 a Soluch, 56 chilometri a sud di Bengasi in Cirenaica, dove arrivarono 20mila libici per assistere all'esecuzione dell'uomo ormai settantenne. Dopo l'incontro ufficiale con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il leader libico si trasferirà nell'alloggio in stile beduino allestito per lui nei giardini di Villa Doria Pamphilj, dependance del governo, prima di recarsi in serata a palazzo Chigi per il colloquio con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.