15 ottobre 2025
Aggiornato 03:00
CASSAZIONE

Pentito può riconoscere il figlio: non è un rischio

La richiesta dimostra la voglia di cambiare vita

ROMA - Il diritto ad essere genitore non può essere negato nemmeno ad un ex mafioso pentito. Il collaboratore di giustizia può legittimamente riconoscere un figlio naturale nato da una relazione extraconiugale. Il riconoscimento non solo non costituisce alcun rischio per lo sviluppo della personalità del bambino, ma anzi dimostra la voglia di chiudere definitivamente con il passato e cambiare vita. Il monito viene dalla Cassazione che ha confermato la decisione della Corte d'appello di Catania che già aveva dato il via libera ad un collaboratore di giustizia sottoposto al programma di protezione dal 2003 che aveva chiesto di poter riconoscere un figlio nato fuori dal matrimonio.

I giudici della prima sezione civile, con la sentenza 12984, hanno così respinto il ricorso della mamma che, invece, sottolineava i pregiudizi, i «rischi per l'incolumità» e i possibili «danni alla personalità e all'equilibrio del minore» che sarebbero potuti derivare dalla scoperta di avere un padre naturale ex mafioso e ora pentito. Una tesi, quella della madre, che aveva trovato spazio in primo grado dove il tribunale per i minori aveva avanzato delle perplessità sull'opportunità di dare un «papà pentito» al bimbo. La Cassazione, riprendendo le argomentazioni dei giudici d'appello, ha ribadito che «il bambino poteva soltanto trarre vantaggio dal vivere nella chiarezza e nella verità, godendo della rassicurante certezza di essere figlio desiderato ed amato di due genitori». A questo proposito la Corte ha ricordato che il diritto ad essere genitori può essere sacrificato soltanto «quando si accerti l'esistenza di motivi gravi ed irreversibili che inducano a ravvisare una forte probabilità di compromissione dello sviluppo del minore».

Insomma, i giudici devono aver pensato che è meglio un pentito papà che un papà pentito.