19 agosto 2025
Aggiornato 03:00

Staminali: ottenute embrionali riprogrammando cellule maiale

Il commento della LAV

«Uno sperpero di denaro e di lavoro che viene investito in modelli sperimentali obsoleti che si avvalgono di animali; nonostante le numerose conferme dal mondo scientifico che dimostrano l’impossibilità di trasferire dati da una specie all’altra, si continuano a finanziare e ad istituire progetti di ricerca discutibili sul piano scientifico ed etico, e scontatamente incompatibili con l’uomo, alimentando le vane speranze di moltissimi malati che aspettano da anni organi trapiantabili».

 Con queste parole la biologa Michela Kuan, responsabile LAV del settore Vivisezione, commenta la ricerca eseguita dall’equipe di Lei Xiao, dell'istituto di Biochimica e Biologia cellulare di Shanghai, che avrebbe inserito attraverso vettori virali, i fattori di riprogrammazione dell'età della cellula trasformando cellule adulte dell’orecchio e del midollo di maiale in cellule staminali pluripotenti, promettendo grandi passi avanti nella produzione di organi per xenotrapianti e il superamento di recenti emergenze sanitarie come l’influenza suina.

Tralasciando le ovvie implicazioni etiche, nei fatti gli xenotrapianti si sono rivelati altamente rischiosi e fallimentari – ricorda la LAV -  infatti gli agenti patogeni innocui perché specie specifici sono frutto di un percorso evolutivo, quindi se trapiantati in un'altra specie possono essere molto pericolosi, soprattutto se viene azzerato il sistema immunitario come nel processo di trapianto.

A dimostrazione di ciò la Food and Drug Administration indica l’astinenza da rapporti sessuali e sociali per chi ha subito un trapianto per il rischio di effettiva trasmissione di patogeni non diagnosticabili a priori.

Non è possibile produrre organi «umanizzati» come promesso dai ricercatori cinesi, l’unico modello di riferimento attendibile e non rischioso per la nostra specie è l’uomo stesso; continuare ad investire in procedure dimostratesi un «vicolo cieco» e spesso pericoloso, che utilizza animali vivi come meri produttori di organi, rimane un approccio poco scientifico che troppo spesso fa pensare agli ingenti interessi economici che purtroppo inficiano la ricerca.

Inoltre, l’allusione all’influenza suina tra i motori dell’esperimento rimane di facile coinvolgimento emotivo ma dalle dubbie basi scientifiche vista la mancanza di un collegamento diretto tra la procedura e lo scopo citato; lo studio e l’implementazione della ricerca invasiva sui suini non ha alcuna conseguenza positiva sulla salute umana, bisognerebbe eliminare il problema all’origine evitando forme di allevamento zootecnico ormai fuori controllo che seguono solo la pura legge del mercato svicolata da ogni limite etico nei confronti dell’animale, dell’ambiente e dell’uomo, invece di finanziare inutili procedure che promettono solo soluzioni tamponatrici.

Alla base di un miglioramento deve esserci l’informazione e la formazione del consumatore e del malato che non può più essere in balia dell’industria alimentare e/o farmaceutica, oltre ad un potenziamento da parte delle istituzioni e del mondo della ricerca affinché faciliti l’accesso all’utilizzo di tessuti umani, promuovendo l’istituzione di biobanche per la loro conservazione  e distribuzione.