Referendum, Franceschini: sulla scelta per il sì non cambio idea
«Il Pd non cambia idea come il cane di Pavlov»
ROMA - Il segretario del Partito democratico, Dario Franceschini, ribadisce la decisione di votare si al referendum elettorale per ragioni «formali» e «di merito».
Incalzato dalle domande della presidente di Giustizia e Libertà Sandra Bonsanti allo spazio Krizia di Milano, che gli gira una richiesta del costituzionalista Gustavo Agreblski di riconsiderare la scelta del partito, Franceschini replica ricordando il lungo confronto interno che ha portato a un voto nel Pd con 100 favorevoli e 5 contrari : «Non cambiamo l'idea come il cane di Pavlov perchè Berlusconi passeggiando per le strade di Varsavia fa una dichiarazione. Io non ho firmato il referendum, perchè non risolve i problema della legge porcellum - ha spiegato Franceschini - in quanto lascia le liste bloccate e il premio di maggioranza. Ma mi è stato risposto che ha un significato politico. Però - prosegue nel ragionamento - se voto no tutti quelli ch vogliono difendere la legge diranno che il voto degli italiani significa che la percellum va bene».
Franceschini contesta che anche nel merito l'eventuale vittoria del sì cambierebbe qualcosa: «La legge attuale stabilisce che il premio di maggioranza va alla coalizione o al partito che prende più voti. Il referendum - osserva - elimina la coalizione e quindi il premio va al partito che prende più voti. Quindi è uguale e non c'è bisogno di essere costituzionalisti».
In altre parole, prosegue Franceschini «se fossero vere tutte queste cose che terrorizzano i paurosi, cioè che si fa il quorum, il sì vince il referendum e Berlusconi si candida da solo e prende il premio di maggioranza da solo», bisogna tener conto che «lo può fare anche con la legge elettorale attuale: Non cambia una virgola, il risultato è identico». Insomma, il timore per l'esito referendario, chiosa il leader del Pd, deriva «da un'idea della politica che Berlusconi è un drago e noi siamo fermi come degli scemi«