23 aprile 2024
Aggiornato 12:00

Caccia: clamorosa infrazione alla Direttiva Comunitaria approvata in Senato

Il testo non risponde all’Europa e manomette la legge 157. Nelle regioni sarà caos giuridico

ROMA - «Un blitz che ha il sapore di una vera e propria truffa all’Unione europea e al 90% degli italiani, che è  contro ogni ipotesi di allungamento della stagione venatoria». E’ il commento di 11 associazioni ambientaliste e animaliste sull’approvazione in Senato di una norma filocaccia nel disegno di Legge relativo agli obblighi comunitari del nostro Paese, ora all’esame della Camera.

L’Italia è sotto procedura di infrazione per non aver recepito alcuni passaggi fondamentali della direttiva Uccelli, tra i quali l’esplicito divieto di caccia durante i periodi di riproduzione e migrazione. Solo in questo senso il Senato sarebbe dovuto intervenire per adeguare la normativa. Invece Palazzo Madama ha approvato un testo mal formulato e insufficiente ad evitare all’Italia l’imminente condanna europea.

Inoltre, fatto gravissimo e non certo casuale, con un emendamento «avvelenato», del tutto estraneo alla procedura d’infrazione (a firma dei senatori Carrara e Vetrella del PDL), è stato cancellato dalla legge 157/92 l’arco temporale massimo tra il primo settembre e il 31 gennaio entro cui possono essere autorizzate le deroghe regionali alla stagione venatoria.

Si tratta, con tutta evidenza, di un attacco al cuore stesso della legge 157/92, con il chiaro intento di allungare i tempi di caccia. Un blitz messo in atto in sordina mentre la Commissione ambiente del Senato discute di riforma della legge sulla caccia, in netto contrasto con la sensibilità degli italiani, di destra e di sinistra, che al 90% si oppongono drasticamente ad ogni ulteriore allungamento della stagione venatoria.

«Oltre alla gravità della forzatura culturale e politica dell’atto, che manomette l’unica legge italiana di tutela della fauna selvatica, va evidenziato che la situazione che verrebbe a determinarsi, qualora alla Camera il testo non fosse corretto, sarebbe quella di un vero e proprio caos in tutte le regioni, con ricorsi, pressioni e contenziosi senza fine».

«Ma c’è anche un aspetto che, visto l’intento filo venatorio dell’accaduto, è senz’altro paradossale: cancellato dalla legge 157/92 il riferimento al primo settembre come termine massimo per anticipare la caccia, salta di conseguenza la base normativa per le pre-aperture della stagione venatoria. I termini per la stagione di caccia restano così quelli espressamente previsti dal comma 1 dell’articolo 18, e cioè la terza domenica di settembre e il 31 gennaio. La caccia in pre-apertura diventerebbe dunque una deroga strutturale ai tempi dettati dall’articolo 18, attivabile solo con procedure complesse e di difficilissima attuazione.

«Considerando infine gli altri emendamenti contestualmente approvati in Senato, in recepimento direttiva comunitaria a partire dall’obbligo di garantire soddisfacente conservazione agli uccelli selvatici, sarà necessario e urgente operare una verifica sullo stato di molte specie di uccelli e procedere alla loro esclusione dalle liste delle specie cacciabili».

«Resta tuttavia l’estrema gravità della manomissione della legge, testimonianza di una deriva estremista che, a fronte delle grandi ed inevitabili difficoltà incontrate dal disegno di legge Orsi e dagli altri ddl di liberalizzazione della caccia, ha spinto i sostenitori di «caccia selvaggia» a tentare scorciatoie e altri espedienti».

«Ora intervenga con urgenza il Governo e sostenga le opportune correzioni al testo alla Camera, al fine di dare le giuste risposte all’Europa e ripristinare il patto firmato con la legge 157. Ma al Governo, a questo punto, chiediamo di assumere una posizione netta contro la gravissima deriva di estremismo venatorio che in parlamento in modo irresponsabile si sta assecondando, contro il volere della grande, grandissima maggioranza degli italiani».