19 aprile 2024
Aggiornato 03:30

Camorra, Saviano: Politica non ne parla perchè argomento perdente

Non uccide con le pallottole ma con la diffamazione

MILANO - «La politica ha paura di affrontare un argomento come quello della camorra perchè pensano che sia un argomento perdente». Punta il dito contro i politici, di qualsiasi schieramento lo scrittore Roberto Saviano, l'autore di 'Gomorra', per denunciare il silenzio che, anche nell'ultima campagna elettorale, si è deciso di adottare sui morti che ogni giorno la malavita organizzata lascia sul terreno.

«Rimbalza la riflessione politica - dice durante il suo monologo di 40 minuti durante la trasmissione 'Il tempo che fa' - o sono tutti collusi o sfuggono alle loro responsabilità. Fatto sta che è meglio non parlarne. Nell'ultima campagna elettorale non si è parlato di mafia perchè l'impressione è che il Paese non sia interessato a questi argomenti». «Se io parlo di questi argomenti a Bologna, a Milano, pensano che sono storie del Sud - ha proseguito -. La politica la cosa più grave che può fare, il silenzio e la cosa più grave che possono fare gli elettori è il silenzio».

Non di rado i politici meridionali sono stati accusati di essere dei collusi. Al proposito l'autore di 'Gomorra' fa osservare che per quanto «al Sud ci sia stata una politica di grandi connivenze, una cosa è fare politica a Caserta, una cosa è farlo qui a Milano. Qualcuno cerca di amministrare senza questi personaggi ma si rovinano la vita». Saviano parla della camorra non come di un fatto locale ma di una «guerra» che interessa tutto il Paese.

E al Paese fa notare come «la camorra non uccide con le pallottole ma con la diffamazione», racconta tante storie che la camorra vorrebbe seppellire sotto colate di diffamazione: cita Salvatore Nuvoletta, un carabiniere ammazzato innocente a 20 anni, il cui cognome identico a quello di un noto boss della camorra, si prestava ad essere infangato. E cita anche don Beppe Diana, la cui morte è stata ricordata solo sei giorni fa. «Viene diffamato dopo la sua morte - racconta lo scrittore - perchè il male trionfi basta che gli uomini di bene non facciano niente. Don Beppe Diana è stato ucciso da un documento dal titolo indicativo: 'Per amore del mio popolo non tacerò'».