12 ottobre 2025
Aggiornato 09:30

Englaro, Bagnasco: Si è ammantato di pietà falso diritto a morte

«Che c'entrano guelfi e ghibellini? Abbiamo difeso eguaglianza»

ROMA - Il presidente dei vescovi italiani ricorda con «grande tristezza» la morte di Eluana Englaro e critica - senza mai nominarlo - il padre Beppino e tutta la «operazione tesa ad affermare un 'diritto' di libertà inedito quanto raccapricciante, il diritto a morire».

«L'ammanto di pietà attraverso cui, con grande sforzo, si cerca di far passare questo ulteriore improbabile 'diritto', non può non indurre la persona equipaggiata di intelligenza a porsi una serie di interrogativi consequenziali, il primo dei quali è: non stiamo attribuendo al 'sistema' un diritto all'eliminazione dei soggetti inabili, quasi che costoro possano configurarsi come cittadini di serie B?», ha affermato il cardinale Angelo Bagnasco aprendo i lavori del consiglio permanente della Cei, a Roma.

«Qualunque deriva eutanasica, per quanto tecnicamente circoscritta o concettualmente edulcorata, è in realtà per gli uomini d'oggi, se ci si pensa bene, 'una falsa soluzione'», ha aggiunto, sottolineando che accompagnare un malato, e non abbandonarlo, «è per la società una responsabilità più ardua e impegnativa rispetto ad altre 'scorciatoie' apparentemente pietose».

In questo senso, il presidente dei vescovi italiani ha lodato le suore misericordine che hanno accudito a lungo Eluana. «Quell'invocazione mansueta e quasi dolente che loro hanno rivolto - 'Se c'è chi considera Eluana morta, lasciatela a noi che la sentiamo viva' - è stata per l'opinione pubblica un'autentica scossa, è stata finalmente uno scandalo buono».

Infine, Bagnasco ha respinto l'accusa rivolta alla Chiesa di aver ingaggiato una battaglia confessionale. «Cosa c'entrano i guelfi e i ghibellini?», si è domandato. «Ci ha causato una grande tristezza la storia dolorosa eppure umanissima di Eluana, con l'obnubilamento in cui si è caduti circa i limiti che sono intrinseci all'esistenza terrena, quasi che essa potesse esistere solo nei termini in cui la desideriamo noi, priva di imperfezioni e asperità, di imprevisti o evenienze, che comunque fanno parte del suo impasto».